È il messaggio quotidiano che Monti rivolge al paese che continua a spazientirsi sempre di più. Fa bene il premier a sottolineare le gravi responsabilità dei partiti in ordine al dissesto della finanza pubblica perché, come i fatti stanno dimostrando, non c'è forza politica in grado di rivendicare credibilmente la propria estraneità al saccheggio a cui abbiamo assistito per anni.
Il nostro sistema politico è in piena fase di decomposizione, come dimostrano gli ultimi scandali e come dimostra l'assoluta incapacità di trovare una valida alternativa all'attuale esecutivo. Tuttavia, la cosa più preoccupante è che anche l'opinione pubblica sembra vivere questa sorta di disfacimento. Sono saltate tutte le categorie della politica, i partiti paiono gusci vuoti, i sindacati hanno smarrito ogni credibilità. Questo è lo scenario all'interno del quale si colloca l'opera di risanamento dell'attuale esecutivo al quale va riconosciuta l'attenuante di avere ereditato una situazione finanziaria vicina al collasso.
L'immane opera di ristrutturazione del bilancio pubblico perseguita dal governo rischia di incagliarsi nelle secche di una rabbia sociale che va disinnescata al più presto per evitare che i risultati di quell'opera meritoria possano passare inosservati. Il governo deve rendersi conto che il paese è allo stremo. Chi vive sulla propria pelle le conseguenze del risanamento non sa cosa farsene delle prodezze contabili. Il dogma del bilancio in pareggio appare solo come un feticcio al cittadino deprivato di ogni speranza. Lo slogan d'esordio del governo recitava "crescita ed equità": ad oggi non vi è alcuna traccia né dell'una dell'altra.
Dopo gli anni roboanti del berlusconismo nei quali la scena pubblica è stata occupata, in modo soverchiante, da un Grande Illusionista, oggi gli italiani si trovano alle prese con un governo incomparabilmente superiore sia sul piano della forma che della sostanza. Ciò malgrado, lo stato d'animo degli italiani è di assoluto sconforto. Il premier non deve adontarsi se il cittadino appare sfiduciato. Spetta a lui e ai suoi ministri seminare fiducia con una paziente opera di persuasione e con la giusta considerazione del disagio sociale che si sta diffondendo nel paese. Per una volta, Monti rinunci a fare il professore e prenda per mano il paese facendolo crescere per davvero. I numeri, da soli, non bastano a ridare coraggio ad un popolo.
Antonio Dostuni
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