Un destino cinico e baro, direbbe qualcuno. Anche al momento del commiato, all’ultimo discorso pubblico, il sindaco si è beccato i fischi. Non solo. Pure uno striscione beffardo: «Bruni bye bye, non ci mancherai».
E, dulcis in fundo, un siparietto niente male: il primo cittadino invocava rispetto per il 25 Aprile e i tre contestatori gli hanno risposto per le rime: «Per rispetto di tutti se ne vada». E uno dei presenti, di rimando, ha rincarato la dose: «Rispetto del 25 Aprile? Ma sarà bello vedere che lo celebrate girando le spalle a un lago pieno di melma?» Ahi, ahi. E meno male che si è limitato a quello. La cerimonia era ai giardini a lago e il cantiere delle paratie, emblema del fallimento dell’amministrazione Bruni, stava proprio lì, a poche centinaia di metri, che aspettava solo di essere chiamato in causa. Il sindaco è arrivato a fine corsa e sicuramente, in cuor suo, si sarebbe aspettato un congedo ben diverso. Chissà, forse sognava di entrare nel Pantheon ideale della città, al pari di Gelpi o di Spallino. O anche solo di essere ricordato come un buon primo cittadino. Invece rischia (seriamente) di passare alla storia come il sindaco del muro.
Ieri al Monumento della Resistenza europea, come racconta la cronista Maria Castelli, non ha reagito in modo scomposto al lenzuolo beffardo. E nemmeno ai fischi e agli "oheé oheé" che hanno rotto il silenzio per qualche istante. «Siete sempre originali», ha detto. La voce gli ha tremato per un po’, il volto era scuro, ma si è disteso man mano che parlava. In fondo, negli ultimi tempi, ha fatto il callo alle contestazioni.
La prima, plateale, esattamente a un anno fa. È, guarda un po’ il caso, il 25 Aprile 2011. Bruni, dal palco, critica il discorso del rappresentante dell’Anpi, Michelini,. «Mai - grida - il 25 Aprile c’era stato un comizio di natura politica come questo. È vergognoso!». Così si scatenano i fischi e le urla dei presenti: «Vergogna!». Nemmeno due mesi e arriva il bis. È il 26 giugno. Bruni inaugura la passeggiata Zambrotta. La scelta è a dir poco singolare. Di più, coraggiosa. Soprattutto se si considera che i cittadini vengono lasciati fuori dai cancelli. Prende la parola, iniziano fischi e urla. La parola più gentile è: «Vai a casa!». C’è anche chi grida: «Senza vergogna!». E chi usa altri termini irriferibili. Altro giro, altra corsa. Passa un mese, siamo alla festa di chiusura della grande mostra di Villa Olmo, dedicata a Boldini e alla Bella Époque.
Parte qualche fischio, il sindaco replica stizzito: «I maleducati ci sono sempre». I fischi, manco a dirlo, aumentano. Sembrava finita, sembrava tutto incanalato sul viale del tramonto. E invece no. In città c’è chi non perdona Bruni e non ha perso l’ultima occasione per salutarlo a modo suo. Niente di grave, per carità. Uno sfottò o poco più. Lui, temprato da anni di bocconi amari, ha abbozzato. Ma esiste un galateo che accompagna le uscite di scena, che forse sarebbe stato più opportuno osservare. E il palcoscenico per contestare - quello del 25 Aprile - era forse quello più sbagliato.
Emilio Frigerio