A parità di offerta economica (2,5 milioni all'anno) il colosso nazionale ha messo sul piatto maggiori investimenti per l'ammodernamento e l'ampliamento della rete. Insomma, ha vinto perché si è offerta di rifare qualcosa come 25-30 chilometri di reti e alla fine la commissione tecnica del Comune non ha potuto far altro che sancire la vittoria sulla controllata di Acsm-Agam.
È l'effetto della liberalizzazione del mercato, perché stupirsene? E invece sì. Questa notizia, inattesa, lascia tutti di stucco. A partire dai vertici di Acsm-Agam, che ieri non hanno voluto commentare la notizia. Il motivo? Presto detto: Acsm sta per Azienda comasca servizi municipali. Costituita oltre cinquant'anni fa, la municipalizzata per eccellenza dal 1961 a oggi è passata attraverso diverse trasformazioni: nel 1997 è diventata società per azioni, nel '99 è stata collocata sul mercato azionario, nel 2009 si è fusa con l'Agam di Monza. Resta il fatto che un quarto delle quote azionarie (il 24,8%) è ancora di proprietà del Comune di Como. E che, ironia della sorte, proprio a Palazzo Cernezzi si è consumata la beffa all'apertura delle buste: la controllata del gioiello di casa ha perso la gara d'appalto per l'utilizzo della rete gas di Como città. Forse non poteva fare altro di fronte a un colosso come Enel, o forse ha sottovalutato l'avversario, in un mercato liberalizzato sempre più aggressivo. O, forse ancora, abbiamo assistito all'ennesima sconfitta della politica territoriale di Como. Quella Como nobile decaduta ormai abituata agli schiaffi, che ulula inutilmente alla luna chiedendo infrastrutture che non arriveranno mai, che ha perso l'unica banca locale, che sognava il nuovo quartiere Ticosa (che non si farà mai), che si vede negata da anni la vista lago, che spera in una nuova stagione amministrativa baloccandosi tra i fantasmi del passato.
Alla fine l'ex municipalizzata non ha potuto far altro che raccogliere la palla in fondo alla rete, proprio come l'ex illustre squadra di casa al Sinigaglia.
Il problema è che Acsm-Agam, società cresciuta in modo esponenziale in termini di reti e di utenze, che ha saputo affrontare con successo la sfida della Borsa e quella dei mercati (prima nel Comasco, poi in Lombardia, ora in Veneto), non stava giocando una normale partita di fine stagione. No. Non ha saputo portare a casa un risultato importante in casa propria, sul terreno amico. Di più. Il paradosso è che a sancire la sconfitta è stato il Comune, che bocciando Acsm ha bocciato una parte di sé. Il suo gioiello.
E adesso cosa accadrà? Code di ricorsi a parte (è un'eventualità), niente. Nel senso che Acsm-Agam è una società solida e dirotterà le sue energie su altri mercati. Anche le preoccupazioni serpeggiate inizialmente per i dipendenti (una trentina) sono rientrate, visto che li garantisce una clausola di salvaguardia. E per i 43mila utenti alla fine non cambierà nulla, posto che l'appalto riguarda le reti e per il contatore di casa ci si può rivolgere al gestore che si preferisce (inclusa la controllata di Acsm Agam, Enerxenia). Bene, grazie e arrivederci, allora? No. Lo smacco per Como e i comaschi rimane. Insieme alla fastidiosa sensazione - forse suffragata dal nulla - di aver assistito all'ennesimo autogol dell'amministrazione uscente o delle sue emanazioni. L'ultimo, si spera.
Emilio Frigerio
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