«Oggi- ha detto il cardinale Bagnasco- quasi ci fossimo risvegliati da un letargo, da una ubriacatura collettiva, cosa vediamo intorno a noi? Macerie! Non quelle del dopoguerra, ma quelle culturali. E' la cultura, un certo modo di vedere la vita, la famiglia, la libertà, che sta alla base del vivere insieme. Se il sentire comune si corrompe, è la società stessa che si sfalda. Senza riferimenti etici veri, ricorre le illusioni». Spesso l'uomo è solo davanti alla propria vita, questo è il vero dramma. E' solo quando le cose vanno bene e resta solo quando qualcosa accade e mette in discussione le certezze o le illusioni che lo reggevano. Una cartella esattoriale, una scadenza impossibile da rispettare, i crediti che non si riescono ad incassare. E' un attimo, è come un dolore indicibile, che fa crollare le certezze e che ti mette davanti all'impossibilità di continuare. «La dignità vale più della vita di un uomo», ha scritto un artigiano prima di uccidersi. Ma è proprio così? E' giusta questa drammatica idea di dignità? Cosa è mancato nella vita di quell'uomo? Solo i 30 mila euro che doveva al fisco? No, è mancato qualcuno che gli andasse incontro per convincerlo che non era solo e che la dignità era qualcosa di enormemente più grande di tutti i problemi che il fisco avrebbe potuto procurargli. Questo è il punto: non si può essere soli davanti alla propria disperazione. Perché quando si è soli, la propria fragilità può portare fino al gesto più disumano, che è togliersi la vita.
Quando il futuro si fa oscuro e si mostra solo come incertezza, precarietà, instabilità, inquietudine, allora la capacità di iniziativa si spegne, la speranza vacilla, cresce la demotivazione e le energie si spengono. E' a questo punto che deve accadere qualcosa. Ed è qui che è chiamata in causa la responsabilità di tutti, di ciascuno di noi, e di chi è chiamato a governare il destino di questo Paese. Perché dalle macerie di cui parlava il cardinale Bagnasco, si può ripartire per ricostruire. Ma come? Il Papa qualche giorno fa indicava la strada. «Sono aumentati i bisogni- ha detto Benedetto XVI- ma non bastano i mezzi per soddisfarli. Così sono comparsi sentimenti di frustrazione ed è aumentata la solitudine, dovuta all'esclusione». E' necessario, ha sottolineato il Papa «che gli Stati veglino perché le leggi sociali non accrescano le ineguaglianze e permettano a ciascuno di vivere in modo decente». In un periodo di crisi la speranza non va uccisa, ma custodita ed alimentata. Questa è la responsabilità della politica.
Perseguire l'obiettivo di risollevare il Paese dalla crisi è un dovere indiscutibile. Ciò che si può discutere sono le condizioni dentro le quali questo obiettivo viene perseguito. Bisogna che ogni decisione venga assunta, tenendo presenti le conseguenze che arrecherà. Che vengano studiate misure che consentano a chi si trova in difficoltà, di non trovarsi soli. Bisogna ricostruire laddove non ci sono e valorizzare dove esistono, reti di solidarietà. Una nuova forma di un principio antico: l'uomo per sostenersi e per sostenere il proprio desiderio di bene, si mette insieme agli altri. Solo in questo modo si riesce a tenere forte il legame con la realtà, anche quando la realtà sembra esserti nemica. Solo così si può evitare che una cartella esattoriale possa scrivere la parola fine sulla vita di un uomo.
Massimo Romanò
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