È vero che probabilmente Hollande sarà meno incline a spaccare l'asse franco-tedesco di come non abbia voluto apparire durante la campagna elettorale. Ma lo stallo politico in Grecia, con neonazisti e trotzkisti che mietono i frutti della crisi, segnala che quel Paese molto probabilmente finirà per uscire dall'euro. Se e quando questo avverrà, sarà per tutti non interrogarsi sul tempo e sul denaro sprecato negli scorsi anni.
Le idee della "solidarietà europea" (espressione elegante per dire: paghino i tedeschi per tutti) non hanno retto alla prova della politica. Le leadership del vecchio continente sognano la sua unificazione. Che l'Europa diventi una grande Francia, con un solo presidente e capitale a Bruxelles. Peccato che i cittadini europei la pensino diversamente e a pelle non si fidino di una democrazia da Torre di Babele: lingue, culture e culture politiche diverse. La comprensibile apprensione degli elettori tedeschi a firmare un assegno in bianco ha fatto sì che la direzione di marcia fosse, a parole, sempre la stessa: l'Europa unita. Ma per ogni passo in avanti se ne sono fatti due indietro.
Il problema è che un'Europa unita è oggi necessariamente un'Europa fondata sui trasferimenti: deve redistribuire denaro dai Paesi forti ai Paesi deboli. E' il genere di politica che insospettisce e genera opposizione all'interno di un singolo Stato, figurarsi fra popolazioni che non hanno nessun collante simbolico a tenerle assieme.
Il caso greco è stato emblematico. Perché? Perché le classi dirigenti europee hanno in testa quale dev'essere il punto d'arrivo con tanta convinzione, che pensano solo a quello, a come costruire un'Europa finalmente unificata sul piano politico, anziché ai singoli problemi.
La crisi sarebbe potuta andare diversamente. Avremmo potuto riconoscere che si possono avere fallimenti sovrani in un'area monetaria comune. La Grecia sarebbe stata lasciata al suo destino, il sistema bancario europeo ne avrebbe subito i contraccolpi: lo scenario non sarebbe stato allegro. Ma si sarebbe limitato l'azzardo morale, il mandato della Banca Centrale Europea non sarebbe stato - di fatto - stravolto.
L'errore è stato considerare l'euro non un'area monetaria comune, ma un cavallo di Troia per l'unificazione politica. Il rischio è che destra e sinistra "europeiste" seguitino a non vedere gli ostacoli che hanno innanzi. L'incertezza paralizza l'economia. Gli elettori si arrabbiano, puniscono nell'urna le leadership attuali, cercano qualcosa di diverso e purtroppo è probabile che quel "qualcosa di diverso" abbia le fattezze poco rassicuranti di Marine Le Pen o dei nostalgici dei colonnelli. Abbiamo chiesto alla moneta unica di essere non una valuta ma un'ideologia. Il prezzo da pagare sarà alto.
Alberto Mingardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA