Il messaggio agli altri gruppi anarchici è chiaro ed è una specie di chiamata alle armi. «Non ci sentiamo così diversi dagli altri anarchici - scrivono - Impugnando una stupida pistola abbiamo fatto solo un passo in più per uscire dall'alienazione del "non è ancora il momento",. Con il ferimento di Adinolfi, proponiamo una campagna contro Finmeccanica piovra assassina».
Come dire; le parole non bastano più, serve agire e colpire. Un salto di qualità che il Fai aveva già auspicato nell'agosto di un anno fa, quando in un volantino si parlava esplicitamente di azioni future "che possono andare dal lancio di una molotov, all'assassinio". «Con questa nostra prima azione- dicono oggi- vogliamo segnare un solco tra noi e un anarchismo infuocato solo a parole».
Una parte dell'anarchia, dunque, rilancia la lotta armata. E questo non può non preoccupare se si pensa che il salto di qualità dell'estremismo, arriva in un momento in cui il nostro Paese vive un picco di tensione sociale, mai toccato negli ultimi vent'anni. Del disagio sociale, dell'emarginazione, il terrorismo si è storicamente servito per giustificare la scelta di abbracciare le armi per abbattere i simboli del capitalismo. Oggi si avverte forte il pericolo che altri gruppi, inneggiando all'insurrezione armata, si possano sentire legittimati a compiere altre azioni violente. «Oggi l'Ansaldo Nucleare, domani un altro dei suoi tentacoli: invitiamo tutti i gruppi a colpire tali mostruosità con ogni mezzo», afferma il volantino. E se oggi il nucleo che ha colpito si chiama Olga Ikonomidou, domani potrebbe agire a nome di Damiano, Giorgos e gli altri "fratelli greci componenti della Cellula dei membri prigionieri delle Fai", come promesso dal gruppo, che indica in totale otto nomi. Tutti potenziali rischi, che nessuno può sottovalutare.
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