Ieri Maroni ha pubblicizzato un'interpretazione rigida delle parole del capo: stiamo valutando l'ipotesi di non candidarci alle politiche del 2013, deciderà il congresso. Un'idea di natura semplice, una mossa di scoperta astuzia, un bagno di realismo militante. Un'idea di natura semplice perché propone il colpo di spugna sul deviazionismo partitocratico che ha prodotto i conosciuti danni; una mossa di scoperta astuzia perché una Lega in gara da sola alle prossime politiche potrebbe non entrare in Parlamento; un bagno di realismo militante perché la base esige il rovesciamento della situazione attuale. Vuole azzerare e rigenerare. E dunque che cosa di più acconcio d'un ritiro nei ridotti padani e prealpini se lo scopo è la palingenesi?
Il ragionamento appare limpido: invece d'accapigliarci su Lega 1 e Lega 2, organizziamo insieme la Lega né 1 né 2. Recuperiamo lo spirito della Lega 1 abbinandolo alla voglia di rinnovamento della Lega 2. Rinunziamo alla gara delle politiche, dove saremmo perdenti, e dedichiamoci alle battaglie amministrative, dove abbiamo ancora possibilità di vincere. Per due motivi. Primo: i sindaci sono il meglio che abbiamo saputo esprimere. Secondo: gli avversari ci concedono ancora spazio (basti pensare allo spazio concesso dal Pd, ostinato a non regionalizzarsi come da anni gli viene suggerito). Nel frattempo passerà un quinquennio, l'eco degli scandali svanirà, la nomenklatura di rottamato "appeal" finirà con naturalezza in soffitta.
Esiste lo scontato rifiuto a una radicale rifondazione leghista da parte dei beneficati dallo sbarco capitolino e dall'imbarco governativo: è la lunga fila dei fruitori delle rendite di posizione regalate dal potere e dal sottopotere.
Se diventasse realtà, l'idea sarebbe tuttavia un gesto di pragmatica chiarezza. Segnerebbe una strada. Diventerebbe un progetto: la Lega sindacato territoriale, la Lega che mira a recuperare astensionisti e grillisti sgobbando in casa sua, la Lega disponibile all'eventualità di federarsi con altre forze politiche solo tra due legislature. Riassumendo: una Lega sorprendentemente unitaria. Cioè il contrario del Pdl, avviato alla balcanizzazione, deberlusconizzato da Berlusconi stesso, il quale forse si riberlusconizzerà in solitaria abbandonando i sodali dell'altro ieri, di ieri e perfino di oggi. O forse no, regalando praterie nordiste a chi le voglia (le sappia) percorrere. La Lega né 1 né 2. Magari la Lega 3.
© RIPRODUZIONE RISERVATA