Di grigio, ieri, Mario Lucini aveva solo la giacca. Il resto l'ha lasciato agli ultimi effetti speciali. Ma il nuovo sindaco sa benissimo che il suo mandato non sarà un film in 3D e, dopo aver snocciolato con orgoglio i nomi della squadra e assaporato ancora una volta l'aria di festa, ha rimesso i piedi per terra.
«In città - ha detto - respiro un bel clima, che mi emoziona. Il resto è responsabilità, impegno e fatica. A partire dal primo obiettivo fondamentale del bilancio. Poi penseremo a tutto il resto».
E tutto il resto, archiviata la campagna elettorale, i programmi e le promesse, significa un mandato di lacrime e sangue, con le eredità del passato targato Bruni (dalle paratie alla Ticosa) che andranno a intrecciarsi alle decisioni che dovranno essere prese in materia di tagli ed entrate, a partire da quella - spinosissima - sull'Imu.
«Non c'è stata nessuna interferenza o intrusione», si è limitato ad aggiungere il nuovo sindaco. Un modo educato per dire che le ha arginate al massimo, portandosi in squadra tre tecnici puri che non erano nemmeno candidati.
Il primo jolly l'aveva messo sul tavolo alla vigilia della cavalcata trionfale del ballottaggio: la commercialista Giulia Pusterla, membro del consiglio nazionale di categoria, con delega al bilancio e alle partecipate. Ieri lei l'ha ripagato con una doppia dichiarazione di intenti. Uno: «Non mi fa paura lavorare giorno e notte». Due: «Bisogna trovare una soluzione armoniosa fra tagli ed entrate. Non ha senso parlare dell'Imu senza avere visto il resto». Ma è chiaro che lo scoglio è dietro l'angolo e non sarà facile aggirarlo.
Gli altri due jolly, intesi come tecnici puri, sono il critico d'arte Luigi Cavadini (cultura, biblioteca, grandi eventi, turismo e sport) e l'architetto Daniela Gerosa (mobilità e trasporti, acque e strade, edilizia pubblica, verde e arredo urbano).
«Il sindaco ha avuto il coraggio di fare una cosa nuova e che non era rinviabile», ha chiosato ancora la Pusterla, che ha colto in pieno l'esigenza vitale di guardare oltre il ristretto recinto dei partiti. A maggior ragione per i settori dove le grane si annunciano a caratteri cubitali.
Un'altra sorpresa, in realtà maturata da tempo, è stata l'incarico di vicesindaco assegnato a Silvia Magni, un'altra trentenne come la Gerosa e la più votata in assoluto del Pd.
Proprio nel giorno del trionfo il neoassessore all'urbanistica Lorenzo Spallino (altro nome dallo spiccato profilo tecnico), aveva in realtà lasciato intuire che la poltrona che tutti gli affibbiavano avrebbe potuto finire altrove. E, soprattutto, che non avrebbe fatto questioni di sorta («Io vicesindaco? Chiedetelo a Mario. Lui decide e io mio adeguo»).
Anche i mal di pancia legati al mancato ingresso in giunta di Roberta Marzorati (un vero peccato - e una vicenda gestita male a vari livelli - l'esclusione della più votata dai comaschi) e alla presidenza del consiglio negata all'opposizione (l'alternativa è tra Legnani e Fragolino, con uno dei due destinato a fare il capogruppo Pd) si sono rivelati meno esplosivi del previsto.
Ora il nuovo sindaco, forte di un'elezione con il 75% dei voti, dell'apertura di credito delle categorie economiche e di una maggioranza quasi bulgara (e l'opposizione, ieri, ha pure definito «di qualità» la squadra), sa benissimo che deve lavorare. Lavorare. E ancora lavorare.
Il fatto che si sia tenuto la delega alle grandi opere è un'assunzione di responsabilità apprezzabile, ma la grana del lungolago sarà durissima da risolvere, probabilmente molto più della Ticosa.
E poi non ci sono soldi e l'aumento dell'Imu - purtroppo per i comaschi - rischia di essere molto di più di un'ipotesi.
La festa è finita e Lucini ne è perfettamente consapevole («Datemi tempo e non aspettatevi soluzioni eclatanti in tempi brevi»).
Se sarà un fenomeno - e se la squadra si dimostrerà pari o superiore alle attese - non gli basterà un mandato per mettere le pezze ai guai passati, presenti e futuri. Poi potrà uscire dall'apnea. In questi casi si fanno gli auguri. Ne ha davvero bisogno.
Emilio Frigerio
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