E' come se vivessimo in uno stato di polizia, un'invasione continua nella nostra vita e nelle nostre faccende, che troppo spesso non trova giustificazione. I grandi capitali restano all'estero, i grandi evasori evadono sempre di più, ma l'impiegato che si compra una macchina nuova, diventa potenzialmente uno da colpire e comunque uno su cui indagare. Un atteggiamento fastidioso e poco comprensibile.
Ma c'è di più e di peggio. Il fisco potrebbe chiedere alle migliaia di famiglie che hanno scelto di mandare i propri figli nelle scuole private, di giustificare questa scelta. Già, perché nel nostro paese la libertà educativa è considerata una ricchezza su cui indagare, invece che una scelta coraggiosa da sostenere. Dimostrando una grande ignoranza dei fatti. Basterebbe guardare negli elenchi degli iscritti nelle scuole non pubbliche per scoprire migliaia di figli di operai, impiegati, immigrati. Tutta gente questa che potrebbe essere colpita dallo "spesometro". Ma come, sei un operaio e mandi tuo figlio in una scuola privata? Dimostrami come è possibile, dimostrami dove hai trovato i soldi.
Una grande ignoranza dei fatti. Sono migliaia le famiglie che hanno messo il bene dei propri figli davanti a qualsiasi cosa, che hanno scelto di risparmiare sui propri vestititi, sulle proprie vacanze, anche sulla spesa, pur di garantire ai figli la possibilità di vivere un'esperienza educativa significativa e positiva. Oggi queste persone come potrebbero rispondere ad una lettera che gli chiede di giustificare la spesa per una retta che si considera non congrua con il suo reddito? Non potrebbero.
Eppure queste persone, queste famiglie, rappresentano un bene prezioso per questo Paese. E' gente che mette il bene dei propri figli, davanti a qualsiasi cosa. Ma evidentemente tutto questo poco importa allo Stato. Basterebbe pensare che quelle famiglie non possono nemmeno detrarre le spese sostenute per l'iscrizione in scuole private, nella dichiarazione dei redditi. E' concesso per le scuole statali, ma non per quelle private.
Ma questo è solo l'esempio peggiore. Ce ne sono molti altri. Oggi avere una colf o una badante, spesso non è dettato dalla scelta di una comodità, ma dalla necessità, ad esempio, di tenere gli anziani in famiglia, piuttosto che rinchiuderli in qualche ospizio. Contribuendo in questo modo anche a far risparmiare soldi allo Stato. E' da considerare anche questo un segnale di ricchezza nascosta? Per queste famiglie, spesso, assumere una badante o una colf, rappresenta un sacrificio che impone altri sacrifici, altri risparmi che non sono dimostrabili con ricevute o scontrini. E poi c'è anche la possibilità che nella vita ci si possa permettere ogni tanto "una botta di vita", magari comprandosi una macchina nuova, rinunciando contemporaneamente ad altro.
Insomma, il primo "esame di coscienza dovrebbe farlo lo Stato, prima di chiederlo ai propri cittadini. Siamo proprio sicuri che uno Stato recuperi credibilità continuando a non mettere in discussione i propri drammatici sprechi, i miliardi buttati al vento, la protervia con la quale si continuano a garantire i privilegi della classe politica? E lo faccia mentre chiede ad un cittadino qualsiasi di giustificare l'acquisto di un'automobile o la scelta di mandare un figlio in una scuola privata?
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