Dai diamanti non nasce niente. La sapeva lunga, Fabrizio De André. Nella bambagia crescono giusto i fagioli degli esperimenti per l’ora di scienze, ma non è certo nel lusso e nell’agio che nascono le cose migliori da non smarrire, i rapporti umani più veri, gli esempi che sanno trasformarsi in storia. Che siano le difficoltà a creare i solchi più fertili lo sanno bene i vigili del fuoco. Non c’è calamità, emergenza o disastro che non li veda in prima linea. Spalla a spalla con chi soffre e con chi ha bisogno. Immersi nel fango nelle alluvioni.
Coperti di polvere e calcinacci nei terremoti. Con il fiato rotto dai colpi di tosse negli incendi. Un insieme di coraggio, altruismo, senso del dovere che da sempre costituisce il volto più bello e vero dell’Italia.
Martedì scorso, due ore dopo la scossa di magnitudo 5,8 che ha gettato nel terrore tutto il Nord, i pompieri di Como erano già in viaggio per le zone colpite dal terremoto. Tempi di partenza record. Perché, come sempre, all’appello nessuno ha abbassato il braccio.
Nel 2009, chi scrive, ha avuto modo di vivere 48 ore accanto alle squadre partite da via Valleggio alla volta dell’Abruzzo appena sconvolto dal sisma. E altrettante assieme ai soccorritori del 118. Potendo toccare con mano l’essenza vera degli uomini che vivono sul filo dell’emergenza, quell’essenza che, come recitava il "Piccolo Principe", è invisibile agli occhi.
Nei giorni scorsi il web, accanto alle proteste per la parata del 2 giugno, ha reso omaggio ai vigili del fuoco: fatti, non parole, era il commento ricorrente a margine delle immagini dei pompieri impegnati nei paesi colpiti dal sisma.
Una simile ondata di popolarità non può stupire. Soprattutto in questo periodo, in cui il futuro è tutto coniugato attraverso le formule aritmetiche, i numeri della crisi, i risultati delle Borse, le cifre dei pil e dei bilanci, e in cui si fa ancor più pressante l’urgenza di un gesto che sappia riportare alla mente il dolce antico sapore che avevano i rapporti umani. Ma l’esempio che arriva dall’impegno dei vigili del fuoco - a proposito, guai ricordar loro la grandezza di ciò che fanno, vi guarderebbero con lo stupore di un ragazzino di fronte a un extraterrestre - racconta una verità forse ancor più profonda.
In un’epoca in cui ci siamo abituati a delegare ad altri i gesti di solidarietà, in cui ci basta fare una donazione o inviare un sms per sentirci partecipi, guardare negli occhi chi ha scelto di sporcarsi di fango, ricoprirsi di calcinacci, dedicare se stesso e il proprio tempo ad aiutare gli altri può essere un’esperienza nuova. Da cui può nascere qualcosa di inedito e speciale e più vero di un pil. Non saranno diamanti, ma di sicuro è qualcosa di meglio.
Paolo Moretti