L'intenzione può essere buona, ma restare come una torta che non lievita: gommosa. La storia del merito è come una gomma, la tiri e torna com'era. Lo sanno tutti.
Si piange sul quaderno quando la maestra premia chi copia senza studiare, e l'amarezza continua all'università e poi al lavoro. "Pacchetto merito" quindi meglio di no. Chi non vuole essere premiato quando merita? Sarebbe stato originale il contrario, se il ministro avesse varato un "Pacchetto non merito".
La scuola italiana è in continua riforma, appena pensi di aver capito qualcosa, zac! È già cambiato tutto. La nostra scuola sembra la massaia che non trova mai la pietra buona sulla quale lavare. Non la trova perché non ha voglia di lavare. E come darle torto? Quando anche la trova e comincia a strofinare, ecco che arriva l'incompetente di turno e le chiude l'acqua del lavatoio dicendo che si può lavare all'asciutto: cioè che si può essere competitivi senza i soldi per i libri, gli insegnanti, per il merito. La ferita della scure della Gelmini è troppo fresca è oggi l'acqua manca ancora. Le massaie, i docenti, sono tristi e molti impreparati perché figli di una precedente riforma che diceva alle università: promuovi, promuovi se no niente soldi e chiudi. Allora promuovere chi merita va benissimo, e il ministro non butterà fuori dalla scuola chi non è un genio, si spera voglia invece tenerci dentro chi genio lo potrebbe diventare.
Nella sua riforma c'è lo sblocco delle borse di studio, il cielo lo voglia; c'è la lotta alla dispersione scolastica (come non si sa ancora, ma è urgente perché quello che riportava nel '90 Marcello D'Orta in "Io speriamo che me la cavo" resta vero), ci sono premi agli studenti dell'anno (sa un po' di vecchio, ma scandalizza), sgravi sul biglietto del bus e delle tasse scolastiche ai migliori (buono, ricordando il rischio della declinazione di "merito" detta sopra).
Speriamo cancelli le prove Invalsi il ministro e che invece il test diagnostico (sembra un check up sul cervello), per gli studenti, lo applichi anche ai docenti: se si deve meritare di studiare si deve anche meritare di insegnare e di farlo bene. È tutto ovvio, il merito è ovvio; gli studenti prima degli altri lo sanno e lo pretendono. Ma visto che la tutela del merito è una forma di giustizia "ovvia" che va difesa, è rischioso farlo in partenza. A scuola manca tutto. Servono stanziamenti veri e subito. Se no all'ovvio merito non ci crede più nessuno. Ovvio.
Carla Colmegna
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