Ieri è stato invece il turno di Enrico Mentana. Sulla sua pagina di Facebook, dopo aver ribadito di non votare da anni, dopo l'iniziale militanza con il Garofano, ha confessato che sarebbe anche disposto a ridiscendere in campo «se non facessi un altro mestiere». Per fare cosa? «Mi piacerebbe- ha risposto- fondare un movimento per il lavoro ai giovani, da portare alle elezioni». Forse solo una battuta ma molte risposte su Facebook sono state del tipo "Vai Enrico", "Siamo tutti con te".
Insomma, il quadro è questo. Mentre i comici spopolano, i partiti non solo hanno abdicato al governo dei tecnici il compito di portare il Paese fuori dalla palude, ma non riescono nemmeno ad immaginare come sia possibile ricostruire un minimo di credibilità nei confronti dei propri ex elettori. Il Pdl si dibatte tra falchi e colombe, con Berlusconi che ha rinunciato ad andare in pensione per il serio pericolo che la sua creatura vada gambe all'aria. Ma all'orizzonte non si intravedono leader in grado di ridare un'anima a quello che era il primo partito del Paese. Dall'altra il Pd vivacchia tra imbarazzi e alzate di scudi e tra le grandi novità ci presenta la candidatura a premier di Bersani. L'Udc continua a barcamenarsi, esercizio che fino ad ora gli è riuscito, ma che non può certo rappresentare una strategia politica vincente. La Lega medita di ritirarsi sul territorio per ricostruirsi una verginità. E nel frattempo Grillo, sparandole grosse, fa il pieno di consensi.
Il Paese guarda attonito, immerso fino al collo nell'avventura quotidiana di arrivare alla fine del mese. La politica manca, la politica vera, quella che governa avendo a cuore il bene della gente. Che riesce a fare i conti pensando alle conseguenze che le sue decisioni avranno sulla vita quotidiana delle persone. Che sa fare scelte coraggiose ma è anche capace di mettersi continuamente in discussione.
Questo è ciò che preoccupa. All'orizzonte si vede soltanto una grande nebbia. E intanto il comico di turno sputando veleno su chiunque gli capiti a tiro, facendosi gioco della rabbia della gente, e intasca una bella dote di voti. Dei quali probabilmente, alla fine, non saprà nemmeno cosa farsene.
Massimo Romanò
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