È innegabile come a ciascuno di noi possa capitare di trasformarsi in vittima fortuita di un evento imprevedibile, come accade, ad esempio, nelle catastrofi naturali. Dove invece si ipotizza la presenza di un fatto criminale, le vittime possono essere distinte in due grandi tipologie: le fungibili, che non hanno alcuna relazione con l'aggressore, e le non fungibili, che hanno sempre un legame significativo con lui. Le prime si possono ulteriormente differenziare in vittime accidentali, il risultato esclusivo e casuale del comportamento di un criminale (ad esempio, il malcapitato coinvolto in una rapina), e in vittime indiscriminate, colpite da un'azione terroristica.
Tracciare il profilo della vittima, insieme alla ricostruzione dettagliata degli avvenimenti precedenti al reato, permette all'investigatore di rispondere ad alcune domande fondamentali: perché quel soggetto in particolare è divenuto il bersaglio di un aggressore? Il reato è frutto di un'opportunità, oppure la vittima è stata scelta? E ancora, come è stata selezionata? Tutto concorre a delineare il modus operandi e il movente di un criminale.
Giovanni Vantaggiato, reo confesso dell'attentato dinamitardo avvenuto a Brindisi il 19 maggio, ha preso di mira un gruppo di ragazze, col chiaro intento di commettere una strage; per lui l'identità delle vittime non contava, bastava vendicarsi, e farlo procurando il massimo danno.
Ma che cosa passa per la testa di un simile delinquente; naturalmente, in assenza di una valutazione clinica, possiamo fare solo ipotesi; e quella più convincente è che si tratti di un individuo con una personalità paranoide, pronto a leggere negli altri la colpa dei propri insuccessi, ad attribuire a chi lo circonda una volontà persecutoria inesistente.
Purtroppo quadri del genere non sono facilmente smascherabili, perché sono in molti ad avere caratteristiche paranoidi, senza che la cosa vada oltre un'esasperante litigiosità.
Sono certo che, qualunque sarà il suo avvocato, uno delle sue prime richieste sarà quella di una perizia psichiatrica. Ritengo sarà giusto sottoporre Vantaggiato a un esame psichiatrico approfondito, proprio per la gravità del caso e la necessità di capire tutto, sino in fondo.
Ma questo non significa automaticamente pensare che un uomo capace di uccidere e ferire in maniera tanto barbara sia per forza di cose gravemente malato. Guardiamo a un caso recente, la strage di Oslo ad opera di Anders Breivik: la perizia cui è stato sottoposto lo ha dichiarato responsabile della morte di 77 innocenti.
Un applauso agli investigatori. Non possiamo nemmeno immaginare la quantità di informazioni che hanno analizzato.
Chissà poi quante segnalazioni avranno ricevuto gli inquirenti; da mitomani, certamente, ma anche da bravi cittadini desiderosi di dare una mano, in buona fede. E ogni suggerimento, ogni testimonianza va sempre riscontrata, anche se improbabile.
L'arresto di Giovanni Vantaggiato evoca due sentimenti contrastanti: il sollievo, per l'identificazione del colpevole, e per la scoperta che dietro il gesto non si nasconderebbero organizzazioni criminali e piani eversivi; ma anche la tristezza, al pensare che la vita di una ragazzina sia stata spezzata per un insensato rancore.
Parrebbe questo il movente dell'assassino, una rabbia covata a lungo, anche se ancora resta da capire chi l'abbia scatenata.
Spero che la soluzione del caso possa donare un poco di serenità alle famiglie delle vittime, di Melissa e delle altre ragazze che porteranno sempre nel corpo e nella mente il ricordo di un'esplosione devastante. Ma sarà veramente difficile.
Massimo Picozzi
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