In letteratura un simile rapporto di causa effetto viene chiamato effetto farfalla ed è parte della teoria del caos. Quello stesso caos in cui la città rischia di piombare (e questa è purtroppo pratica, non teoria) dal 22 giugno prossimo.
Si sa, ogni cantiere e ogni grande intervento sulla viabilità causa inevitabilmente dei disagi. È accaduto per la realizzazione della terza corsia dell'A9. Avviene ogni volta che si asfaltano le strade. E infatti il tema della riflessione non è tanto incentrato sul caos che si sta per abbattere sulla città, peraltro in inquietante anticipo rispetto alle disastrose previsioni dei Maya, quanto sulla declinazione in salsa comasca del cosiddetto effetto farfalla: il minimo imprevisto nella più sperduta delle stradine periferiche è in grado di creare il collasso nel resto della città.
Una prova? Via Luigi Canonica. Un quiz tra i comaschi sull'esatta ubicazione di questa strada lunga 400 metri rivelerebbe che solo residenti, qualche taxista e un alcuni vigili urbani avrebbero in tasca la risposta. Eppure quella lingua d'asfalto, chiusa al traffico per giorni per consentire alcuni lavori urgenti, è riuscita a creare code addirittura in autostrada. È bastato chiudere quei 400 metri per mettere in ginocchio la viabilità di Lazzago, Montano Lucino, Grandate, Portichetto e Fino Mornasco. E tramutare le nuove tre corsie dell'A9 in un serpentone di clacson scalpitanti e automobilisti innervositi.
Se tutto questo è accaduto per via Canonica (a proposito: è la strada che costeggia i binari delle Nord dalla stazione di Grandate e che conduce a una strada alternativa che porta fino alla Varesina) chissà cosa avverrà per l'Oltrecolle-Canturina.
Il problema è che la nostra città, sul fronte viabilità, è costantemente sull'orlo di una crisi di nervi. I correttivi apportati nel corso degli anni, in quanto tali, hanno a stento tamponato il problema.
Ciò di cui si sente veramente il bisogno è un intervento radicale, anche culturale che inibisca una volta per tutte l'effetto farfalla. Difficilmente quell'intervento radicale potrà darlo la tangenziale di Como, il cui ambizioso disegno iniziale è stato modificato e mortificato negli anni. Motivi economici e di opportunità, si è detto, senza però calcolare quanto incidano quotidianamente i costi sociali e materiali che le code, i tempi di percorrenza interminabili e lo stress scatenato da strade costantemente intasate causano.
In attesa delle strade, si potrebbe però intervenire su un vero piano del trasporto pubblico che renda finalmente non conveniente l'uso dell'auto, soprattutto in città.
Sarebbe ora di trasformare il libro dei sogni e delle chiacchiere in un progetto concreto, in decisioni e piani ambiziosi che possano davvero regalare un nuovo volto alla città dei nostri figli. Anziché continuare a propinare a noi stessi inutili placebo. Per poi stupirsi se una farfalla, domani, dovesse sbattere le ali, e una nuova coda formarsi lungo la Napoleona.
Paolo Moretti
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