I mugugni, i j'accuse e i retroscena si sprecarono quando il presidente della Uefa, Michel Platini, annunciò che la competizioni avrebbe preso la via dell'Est verso Polonia e Ucraina, due stati deboli costretti a sostenersi a vicenda e non quella di Roma, altra nazione debilitata e in più senza appoggi. Pensate se ci fossimo trovati con gli europei in casa con questa crisi devastante, i costi delle opere pubbliche che lievitavano e le cricche in servizio permanente effettivo pronti ad avventarsi su quell'insperato ben di Dio. Lo scandalo dei mondiali di nuoto, in confronto, sarebbe stato solo un aperitivo.
Altro che i costi del terremoto. Chissà che altre tasse si sarebbe dovuto inventare Monti per tappare la voragine. Del resto, l'unico atto efficace del quasi ex premier sembra che sia stato proprio il no alla candidatura romana per le Olimpiadi, avanzata dalla solita casta vorace e irresponsabile.
Perché, se ne stanno accorgendo anche Ucraina e Polonia sulla loro pelle, ormai non conviene più organizzare questi mega eventi sportivi. Il calvario che sta portando la Grecia fuori dalla zona euro è cominciato subito dopo aver ospitato le Olimpiadi del 2000.
La verità è che il debordare della televisione in tutti gli anfratti di queste manifestazioni ha finito per ucciderle. Nell'epoca in cui il virtuale è più trandy del reale lo sport non fa eccezione. Tanto varrebbe evitare di scombussolare un paese o scombussolarsi per visitatore l'Ucraina che stermina i cani randagi e tiene in cattività la leader del principale partito (uno spunto per arginare il Grillo dilagante?). Gli europei si potrebbero giocare restando a casa propria, tanto l'unica agorà è la tv del soggiorno.
E poi questo è il torneo della crisi, specchio dell'Europa di oggi. La Spagna vive ancora sull'illusoria grandeur dell'epoca di Zapatero. Vedremo se Iniesta, Xavi e compagnia riusciranno nella magia di fermare il tempo. L'Italia è frustrata, mediocre, nervosa e un po' truffaldina. E ha cominciato ad esportare i migliori talenti (anche se non è il caso di parlare di fuga dei cervelli, vedi alla voce Balotelli) Dalla nostra c'è che diamo sempre il meglio nei momenti peggiori. La Francia vive la transizione del rinnovamento pure nel calcio. La Germania si è attrezzata per tempo e potrebbe stare, anche nell'Eurozona del pallone, davanti a tutti. Ma il calcio, più che l'economia, non è una scienza esatta.
Altrimenti non saremmo mai riusciti a vincere quattro campionati mondiali e uno europeo.
Francesco Angelini
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