Tra i ragazzi che escono dal percorso formativo ci sono categorie troppo diverse tra loro e questo deve indurre ad una seria riflessione. Ci sono i "cacciati", quelli che la scuola stessa cerca di allontanare perché provocano difficoltà alla struttura. Ci sono quelli che non provano alcun interesse e non desiderano essere in contatto con la scuola, spesso sostenuti dalla famiglia. I "deboli" che non hanno gli strumenti culturali e di apprendimento per completare il ciclo di studi. E quelli che invece questi strumenti li posseggono ma vivono magari un disagio nei rapporti interpersonali.
Spesso negli adolescenti si avverte un senso profondo di disadattamento interiore che gli impedisce di dare un significato alla realtà e che determina un'inutile e pericolosa fuga. Questo disagio nella ricerca di una propria identità, spesso si attenua a mano a mano che i giovani percorrono il proprio cammino educativo. Ma se questo cammino di interrompe, gli esiti possono essere drammatici. In questo senso la scuola può essere un prezioso fattore di recupero della dispersione, nella misura in cui si concepisce come un luogo attivo, capace di essere attrattiva e affascinante, capace di incontrare davvero le persone attraverso i bisogni che manifestano.
La miscela esplosiva tra dispersione scolastica e rischio di esclusione sociale, va letta alla luce di una preoccupazione educativa e non solo organizzativa. Certo, un diploma tecnico o una qualifica professionale, per parafrasare una famosa battuta, possono allungare la vita o almeno mettere l'individuo nelle condizioni di contribuire con i propri talenti alla crescita della comunità.
La ragione per la quale lo debba fare, lo possa fare, sottraendosi alla strada e a comode tentazioni, tuttavia, non deriva meccanicamente da una strategia, bensì da una proposta fatta da adulti che metta in rapporto il particolare dello studio e del lavoro con l'intera esistenza. Insomma, fatte le strategie, bisogna fare gli uomini in grado di realizzarle. Meglio ancora: una strategia è figlia di uno sguardo che abbraccia l'intera esistenza propria e altrui.
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