Le verità portate a galla dalle stangate decise dalle nuove giunte comunali di Como e Erba (una di centrosinistra e l'altra di centrodestra ma poco cambia in termini di strategie finanziarie) sono al confine tra il ridicolo e l'impudenza. Federalismo fiscale per pochi intimi. Ammesso e (molto) non concesso che l'Imu e le addizionali Irpef comunali siamo sintomi della riforma più chiacchierata a vanvera della recente storia d'Italia e altrettanto vanamente invocata come la panacea di tutti i mali, non saranno molti a sperimentarne gli effetti, peraltro non benefici.
Le verità portate a galla dalle stangate decise dalle nuove giunte comunali di Como e Erba (una di centrosinistra e l'altra di centrodestra ma poco cambia in termini di strategie finanziarie) sono al confine tra il ridicolo e l'impudenza.
A pagare l'aumento delle aliquote in riva al lago, infatti, sarà poco meno del 30% dei contribuenti, Gli altri, quelli con un reddito dichiarato inferiore a 28 mila euro, sono considerati, sulla carta giustamente, troppo indigenti per sopportare un ulteriore salasso. La situazione è di poco differente a Erba, dove l'asticella del reddito che consente l'esenzione degli aumenti è più bassa e per questo saranno circa 7mila su 12mila i contribuenti tosati dall'amministrazione.
Da questi numeri esce una rappresentazione di due dei principali centri della nostra provincia da peste manzoniana con mendicanti a ogni angolo che implorano la carità e rari signorotti di frettoloso passaggio blindati nelle loro lussuose carrozze.
Visto che la realtà è ben diversa, gli indigenti, sia pure in aumento, restano una sparuta minoranza in gran parte non autoctona e le carrozze del terzo millennio (vedi alla voce Suv ecc...) continuano a intasare le nostre contrade, qualcosa non torna, oltre ai conti per quel ceto medio afflitto dalla perenne iattura di non trovare mai un'adeguata rappresentanza politica.
Chi agita il ditino contro la lotta all'evasione fiscale indicata come fattore di odio sociale fomentata da uno Stato vorace che intanto chiagne e fotte dovrebbe riflettere su questi dati.
La colpa alla fine non è tutta dei Comuni e dei sindaci neo eletti e rieletti che hanno la necessità di tenere in vita istituzioni a cui il governo ha staccato l'ossigeno. Come sempre, in Italia, non c'è mai il giusto mezzo. Prima i contributi statali arrivavano non a pioggia ma a grandinata, irrigando una vasta gamma di sprechi. Ora i rubinetti sono chiusi a doppia mandata.
Avete invocato il federalismo fiscale? Godetevelo, sembrano dire a Roma. Certo, tutti sanno che non è questo il federalismo fiscale, perché dovrebbe solo trasferire e non incrementare i centri di spesa. Ma non si pensi che la ricetta interruputa che stavano cucinando Tremonti e Lega fosse molto differente. L'Imu, alla fine, altro non è che un lascito del governo Berlusconi. E all'addizionale Irpef comunale, Monti & C, non hanno messo mano.
Magra consolazione, esile come i bilanci di molte famiglie, è che almeno potremo pretendere dai nostri amministratori che questi prelievi fiscali draculiani siano utilizzati per rinvigorire le nostre città esangui e non sperperati in consulenze e altri vizi.
È l'unica faccia quantomeno non impresentabile di questo simulacro di federalismo fiscale.
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