Ma dall'altra parte della cattedra? Nel rapporto tra la scuola adulta e questi ragazzi che forse non amano essere incasellati come “nativi digitali”, almeno stando a una recente indagine dell'Associazione italiana editori secondo cui gli studenti usano molto computer e smart-phone, ma quando devono studiare preferiscono ancora i libri? Al di là di qualche commento vagamente retorico, tra le righe delle tracce proposte si può leggere un disagio degli adulti-educatori nel saper coniugare due culture apparentemente lontane, e nel tentativo di non perdere il contatto con le nuove generazioni. Così è un segno dei tempi che nella traccia su “I giovani e la crisi” – scelta dal 50 per cento dei candidati – sia spuntato Steve Jobs, non nella sua veste di inventore tecnologico ma di guru e profeta quasi-religioso. Quello che agli studenti di Stanford disse: “Non lasciatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere con i risultati dei pensieri degli altri”. Ma Jobs è anche il genio che aveva mollato gli studi ufficiali, roba vecchia, e non si era mai laureato. Quasi un inconscio segnale in codice da parte degli adulti, come a dire: capiamo il vostro mondo, che non è più quello dei libri.
Ma poi, lo capiamo davvero? Basta accorciare la distanza tra cultura classica e nuvole informatiche per riportare a terra l'aquilone, per indicare ai giovani il valore dell'una mentre navigano fra le altre? O forse i giovani si domandano di più, nella loro inedita situazione esistenziale-digitale? Il testo di Eugenio Montale proposto da una traccia dice che “ammazzare il tempo è il problema sempre più preoccupante che si presenta all'uomo d'oggi e di domani”. Il poeta dell'esistenza profetizza: “Passare il tempo dinanzi al video o assistendo a una partita di calcio non è veramente un ozio, è uno svago, ossia un modo di divagare… Ammazzare il tempo non si può senza riempirlo di occupazioni che colmino quel vuoto”. Con un po' di gusto del rischio educativo, al ministero avrebbero potuto tentare un altro patchwork, ancor più dissacrante: “Ammazzare il tempo è il problema sempre più preoccupante. Esponga lo studente cosa ciò significhi nella sua condizione di nativo digitale”.
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