La globalizzazione - come ha dichiarato ieri Mario Carnini - impone delle scelte. «Il piano industriale - ha aggiunto - detta l'accorpamento di poli produttivi e logistici e Villa Guardia diventerà un maxi polo logistico». A complicare ulteriormente le cose ci si è messa pure la contrazione dei consumi: in Italia, nell'ultimo anno, si è bevuto il 15% di latte in meno. Tradotto significa solo 50 litri a testa: neppure la metà degli svizzeri o dei portoghesi, che arrivano a 120.
E così, perdendo la produzione del latte Carnini, Como rischia di perdere un altro simbolo, l'ultimo di una lunga serie.
In questi anni la crisi si è fatta sentire e l'imprenditoria lariana oltre ad archiviare la storica (e quasi esclusiva) vocazione tessile, ha perso per strada tantissime aziende, piccole e grandi. Anche le cronache di queste settimane sono state segnate da uno stillicidio di notizie negative, che hanno riguardato di volta in volta aziende come Sisme, Delmar, Orsogril, Pontelambro, Akzo Nobel, Essegi, Star. C'è chi parla di processo di deindustrializzazione ormai irreversibile e chi, invece, dice di smettere di guardare al passato e di piangersi addosso, invitando a leggere i segnali positivi (il calo di licenziamenti, ad esempio), a imitare chi ce l'ha fatta, a lanciare il cuore oltre l'ostacolo per inseguire la tanto attesa ripresa. Lo ha fatto nei giorni scorsi, rivolto ai suoi associati, il presidente di Confartigianato Como, Marco Galimberti. L'ha ribadito ieri Angelo Palma, presidente della Fondazione Credito Valtellinese: «L'auspicio è che si riesca a ricreare la fiducia in coloro che fanno parte del sistema sociale ed economico». Lo ha ripetuto ancora, proprio alla vigilia dell'odierna assemblea, il presidente comasco di Confindustria, Francesco Verga: «Lavoriamo tutti insieme per progettare il futuro. Questa è la vera sfida».
Ottimismo a piene mani che - forse non a caso - viene dispensato un po' da tutte le categorie economiche, consapevoli del fatto che finché la gente è depressa (e con le tasche sempre più vuote) i consumi rimarranno fermi. L'appello, quindi, è univoco: «Mettiamoci alle spalle il quadro sconfortante del passato e sorridiamo al futuro». Inevitabile la domanda: dobbiamo davvero aver fiducia? Risposta: vogliamo averla. Anche se, ammettiamolo, notizie che ci toccano molto da vicino come quella della Carnini non sono propriamente un'iniezione di fiducia.
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