Già l'aver potuto ospitare il summit alla vigilia del determinante Consiglio europeo costituisce per palazzo Chigi un indubbio risultato, impensabile solo otto mesi fa. Ma essendosi trovato qualche elemento di convergenza utile per il 28 giugno, il risultato è più marcato. Naturalmente la partita decisiva si giocherà a Palais Berlaymont e non a Villa Madama ma poiché tutti gli osservatori erano concordi nel dire che o Monti porta a casa qualche risultato in fretta oppure la tenuta del suo governo è destinata ad essere messa rapidamente in dubbio, ebbene il professore avrà potuto scrivere un «più» sull'agenda.
Tuttavia gli sarà bastato guardare fuori delle finestre dell'ufficio per scorgere i nuvoloni che rendono plumbeo il cielo sopra il Quirinale. Anche dopo le sue parole sdegnate a difesa della correttezza della presidenza della Repubblica anche nelle vicende legate alle indagini sulla presunta trattativa Stato-mafia, Napolitano è ancora chiaramente sotto attacco.
Non a caso si è esposto il presidente del Senato Schifani a sua difesa e nemmeno sono apparse casuali le accuse che Casini ha lanciato ad alcuni settori della magistratura colpevoli, a suo dire, di aiutare quanti in questo momento vogliono destabilizzare una situazione politico-istituzionale che ha proprio nel capo dello Stato il suo puntello più solido. Fa del resto una certa impressione leggere che il fratello di Paolo Borsellino chieda addirittura l'impeachment di Napolitano per aver, a suo dire, ostacolato le indagini dei magistrati siciliani che scavano nelle torbide vicende dei primi anni '90.
Ora, Monti deve ottenere dei risultati a Bruxelles che aiutino l'Italia a riprendere respiro ma certo se a Roma gli viene meno la difesa principale, cioè il presidente della Repubblica, vuol dire che «il partito delle elezioni anticipate» sta marciando e conquistando posizioni.
Né sfugge la ripresa di attività di Silvio Berlusconi che, dopo aver affermato che uscire dall'euro non sarebbe «una bestemmia», ieri è tornato a ripetere che la leadership dei moderati italiani resta sua e che egli tornerà ad esercitarla in concreto quando sarà chiusa «la parentesi del governo Monti». Sembrano parole da campagna elettorale.
In ogni caso, Monti si potrà presentare al vertice europeo con la riforma del mercato del lavoro approvata in via definitiva. Ormai i partiti sono d'accordo nel votare la fiducia rinviando a «dopo la sperimentazione» le modifiche richieste dall'una e dall'altra parte. È un risultato concreto che il premier potrà esibire di fronte ai suoi partner anche se non bisogna dimenticare che la riforma viene quasi quotidianamente criticata dalla stampa finanziaria anglosassone.
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