ov’era ieri sera la Partita vera, quella con la maiuscola, a Varsavia o a Bruxelles? Con tutto rispetto per i tifosi e per gli afflati storici, è nella capitale belga che si gioca il nostro destino, della nazione ma soprattutto del nostro lavoro, della nostra vita e del futuro dei nostri figli.
Eppure, mentre ancora l’esito del vertice salva-euro è quanto mai in sospeso, appare paradossale come la Storia si sia incaricata di dare un allestimento epico al braccio di ferro che il premier Monti ha in corso con la sua "pari" Merkel. L’algido Monti, quasi più tedesco della Cancelliera, contro la donna che qualcuno vorrebbe erede della Thatcher, che vuole imporre la sua disciplina e il suo pugno di ferro a mezza Europa. Chi vincerà, chi segnerà il gol decisivo?
Nell’infinita disputa calcistica tra Roma e Berlino, mancava questo corollario economico. E al contrario della partita sul campo, l’altra sembra destinata inevitabilmente ai supplementari. Mario Monti, fisico asciutto, si è detto pronto ad andare fino a domenica pur di spuntarla sulla Cancelliera. E, forse per la prima volta con questa caparbietà, mai si è visto un uomo politico italiano negli ultimi decenni pronto a sfidare così a viso aperto, senza complessi d’inferiorità, la teutonica impostazione economica e politica. Monti vuole tornare da Bruxelles con lo scudo che metta un freno alla giostra degli spread, alimentati da mercati pronti a gettarsi su ogni preda. Avrebbe voluto, lui come gli altri, gli eurobond. Ma la Cancelliera si è detta pronta quasi a dare la vita pur di mantenere quel no e ieri ha affidato una cauta apertura al suo "falco" Schaeuble che però subito dopo è stato costretto a correggersi.
«Nein» agli eurobond, «nein» allo scudo e no, stavolta da Van Rompuy, perfino alla possibilità per i leader di vedersi la partita. E mentre a Varsavia l’altro Mario, lombardo anche lui come il premier, metteva a segno due gol affondando calcisticamente la Germania, il presidente del Consiglio è tornato all’attacco al bunker. Da parte sua sa che non può tornare a Roma a mani vuote. Ma, altresì, il Professore è conscio che non può permettersi di arrivare in queste condizioni a settembre. Lo sa lui, lo sanno gli altri leader dell’Europa non germano-centrica, ovvero Hollande, Rajoy, Samaras. La debolezza italiana attirerebbe gli speculatori come mosche già da lunedì. Non può arrivare in queste condizioni a fine estate, non solo Monti, ma neppure la moneta unica. Secondo Christine Lagarde, capo dell’Fmi, il destino dell’euro si gioca nei prossimi tre mesi. Il problema, dunque, non è solo Monti e la partita italiana: se Monti non la spunta, il vertice fallisce. E se da Bruxelles arrivasse solo la road map per una vaga unione, il summit sarebbe un fallimento e addio euro. Questo Mario spiega nella notte, oggi e forse domani e dopodomani alla Merkel al quale potrebbe ritrovarsi, con la crisi definitiva, con un Pil a -10%.
Ce la farà Mario (Monti) ad aprire un varco nel bunker? A fine serata Mario (Balotelli) ce l’ha fatta. Un buon suggerimento e una lezione per la Cancelliera...
Umberto Montin