Perdiamo anche a causa della troppa melassa in cui è rimasta invischiata l'Italia del comunque ottimo Prandelli. Il vero Monti del nostro calcio in crisi come il paese è lui. La storia ci insegna che nei momenti bui ci vuole un Cesare più che un Mario, magari distratto dai Silla che in Italia non mancano mai (vedi alla voce Cicchitto e Brunetta).
Sarebbe stata una vittoria di Pirlo (una consonante non cambia la vita) perché una notte magica non avrebbe cambiato, al risveglio con l'immancabile mal di testa, lo scenario di tregenda della tribolata Italia. Quella vera non quella del calcio. In fondo, l'eventuale successo di Prandelli non sarebbe stato dissimile da quello ottenuto ai tempi supplementari da Monti su Angela Merkel nell'Eurovertice di giovedì scorso. Una vittoria che dà morale, aiuta un po' il Pìl (dicono sia così anche per quelle calcistiche), ma non risolve. Perciò non piangiamo troppo per questa sconfìtta nel derby dello spread.
In fondo serve più a loro, oltretutto donchisciotteschi quando si trattava di cucinare il biscotto per noi indigesto.
Certo beccarne quattro in finale è un po' come uscire da quegli eurovertici con Berlusconi che faceva le corna nelle foto e poi si è visto com'è andata a finire. Per fortuna questa volta non è così. Nel calcio e nella politica europea l'Italia continua a contare. Grazie all'impegno di chi la rappresenta ora, nel calcio come nella politica che riesce a tamponare la nostre fragilità.
Caso mai tentiamo di portare a casa il meglio da questo ko. Essere arrivati fìn qui a dispetto dei santi ci dice che talento, coraggio e innovazione ci possono aiutare a uscire dalle secche.
Aver ridimensionato, anche nel calcio, la spocchia dei tedeschi può bastare. Questo europeo ci insegna che con glì uomini e le idee giuste si possono cogliere risultati impensabili. Sarà un caso ma Prandelli è stato adottato da Napolitano come Monti. Segno che il commissario tecnico del Quirinale ha un fìuto buono. Come lo ha avuto il c.t. in panchina che, contro tutto e contro tutti ha creduto nel talento. Chi ha problemi di memoria si vada a rileggere certi giudizi su Balotelli e Cassano prima che il trend dell'Europeo facesse saltare i tappi di quella melassa forse fatale.
Ripartiamo da qui, con la consapevolezza che talento, volontà, abnegazione e facce nuove possono essere le armi per battere la crisi. Ma sarà comunque dura perché nessuno ci regalerà nulla. Specie chi, come la Spagna, riesce ad avere più fame di noi.
Francesco Angelini
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