Nella veste di sensale di questo matrimonio d'interesse tenta di calarsi l'assessore al Patrimonio del Comune di Como Marcello Iantorno che in questa torrida estate di tagli e ristrettezze estrae dal cilindro un'idea tanto di buonsenso da apparire banale: sgravi fiscali a quei proprietari di immobili che accettano di ridurre i canoni d'affitto. Da Palazzo Cernezzi, in pratica, si sollecitano i proprietari a ridurre i canoni del 20-25% in cambio di agevolazioni sulla tassazione. Tentativo di dare una scossa ad un mercato, quello degli affitti, che a Como come altrove sconta una serie di pregiudizi che nel tempo hanno portato molti a rinunciare a mettere a reddito la proprietà immobiliare piuttosto che rischiare di incappare in inquilini poco affidabili sul fronte dei pagamenti o del rispetto della casa occupata. Senza poter contare, di contro, su procedure di sfratto snelle e poco costose sia pure garanti dei diritti di entrambe le parti.
Apripista dell'iniziativa sponsorizzata dalla giunta Lucini è stata l'amministrazione comunale di Torino. Anche a Bergamo l'idea è stata sperimenta con un certo successo. Nel capoluogo orobico per rafforzare l'appeal della proposta e superare gli inevitabili pregiudizi dei proprietari nei confronti di alcune categorie di potenziali inquilini, stranieri in primis, l'amministrazione comunale si è fatta garante di eventuali morosità. Se la pigione non veniva saldata puntualmente a fine mese, era previsto l'intervento delle casse comunali. Un'ulteriore garanzia, che aggiunta al vantaggio del bonus fiscale, ha permesso non solo di alleggerire le lunghe liste di attesa per un alloggio pubblico ma pure favorire l'accesso al mercato degli affitti a giovani coppie o single altrimenti costretti a rinunciare al desiderio legittimo di mettere su casa.
L'idea non è certo nuova, ma rappresenta un inedito sulle sponde del Lario dove quello di un alloggio a prezzi ragionevoli - sia per l'acquisto che per l'affitto - resta purtroppo un sogno per migliaia di comaschi. Il mercato infatti, malgrado la crisi che ha tagliato gli stipendi e ridotto il potere d'acquisto, fatica a registrare il cambiamento: gli affitti in città restano troppo alti per chi deve fare tornare i conti potendo contare su un reddito medio-basso. Sborsare ogni mese dai quattrocento ai settecento euro per un bilocale non certo in zona centrale, rappresenta un problema per molti anche in una città ricca come Como. Lo dimostrano le settecento famiglie in lista d'attesa per ottenere un appartamento comunale con pigione calmierata. Un numero certamente in difetto visto che il ricorso all'edilizia pubblica, una volta bollata come edilizia popolare, resta comunque appannaggio di una fascia di popolazione ridotta.
In tutta questa vicenda altri conti non tornano e la dicono lunga sull'incapacità dell'amministrazione pubblica di gestire il proprio patrimonio venendo meno ad uno dei sui compiti primari. L'assessore Iantorno rivela che ad un primo screening è emerso che esistono immobili in pessime condizioni come via Del Doss e via Lissi, a fronte di tante associazioni che ci chiedono spazi. Così come c'è un lungo elenco di privati con il vizietto, tollerato per mesi o addirittura per anni, di dimenticare il saldo dell'affitto dovuto. Con grave danno per la casse comunali e quindi per tutti i comaschi.
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