Non è piaciuto probabilmente l'accenno di Mario Draghi al tasso d'incertezza che ancora grava sull'Europa nè è servita la convinzione con la quale Mario Monti ha difeso alla Camera la road map europea concordata a Bruxelles per giungere ad una maggiore integrazione finanziaria e politica dell'eurozona. Ma è inutile negare che sembrano fondate le critiche che piovono da destra e da sinistra sulla strategia dei piccoli passi.
In realtà "occorre tenere ancora gli occhi aperti", ammette il premier: le conclusioni del vertice Ue sullo scudo antispread non sono in discussione e a Bruxelles si è venuta delineando un'Unione più vicina alle aspirazioni dell'Italia, ma il sottinteso è che non venga a mancare il "carburante" necessario, vale a dire la volontà politica che sostiene il governo tecnico e che ha consentito di dare un "segnale di dinamismo" ai mercati.
In altre parole secondo Monti non è questo il momento di dividersi con polemiche preelettorali. In questo senso è significativo il segnale lanciato da Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato si è espresso a favore dell'elezione di un'assemblea Costituente; con l'avvertenza che ciò avverrebbe in ogni caso senza di lui perchè il suo mandato cesserà irrevocabilmente nel maggio 2013.
La dichiarazione del capo dello Stato è importante perchè lascia capire che in questa situazione è difficile pensare al varo di riforme istituzionali impegnative, e forse della stessa legge elettorale, senza una grossa novità all'insegna dello spirito di coesione nazionale. Lo dimostra tra l'altro la vicenda Rai: un terreno sul quale i partiti della "strana maggioranza" si sono accapigliati, raggiungendo solo in extremis un accordo.
Insomma, Monti ha la vitale necessità di poter contare su una Grande Coalizione anche nei prossimi mesi: qualsiasi passo indietro sulla via del rigore rischierebbe di compromettere il nostro cammino di risanamento all'interno dell'Unione dove l'Italia - come ricorda il viceministro Vittorio Grilli - resta una sorvegliata speciale. Ma si rende conto che la primavera 2013 e il ritorno alle urne non sono così distanti: dunque certe tensioni sono fisiologiche.
Ciò spiega perchè le larghe intese restino una formula politica plausibile per molti. Innanzitutto per Pierferdinando Casini che ha lanciato il patto con il Pd nell'intento di forzare la mano al Pdl: un centrosinistra di governo allargato ai centristi, in piena crisi economica internazionale, potrebbe esercitare una certa attrazione sull'elettorato moderato ed esporre il partito berlusconiano al pericolo di una frattura interna.
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