L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare, ha detto al presidente Roberto Formigoni il sindaco Mario Lucini presentandosi al settimo piano del nuovo Pirellone con in mano i progetti di quel lungolago di Como ormai famoso in tutto il mondo per la splendida vista su un muro. Lucini venerdì si è presentato al cospetto del governatore della Lombardia, ente titolare del contestato progetto, con una doppia "arma": il consenso sulla sua linea ottenuto alle urne lo scorso maggio e il documento di appoggio alla richiesta di revisione del progetto sottoscritto da tutto il mondo economico comasco e da tutti i partiti.
Un fatto inedito vista la storica incapacità dei comaschi a fare squadra. Al suo fianco, anche se in maniera virtuale, il ministro comasco Corrado Passera che pubblicamente meno di un mese fa a margine dell'assemblea di Confindustria ha bollato senza equivoci come «una schifezza» muro e paratie.
Su un'opera sfuggita al controllo del buonsenso ormai da tempo, la posizione di Lucini è nota fin da quando sedeva sui banchi dell'opposizione in consiglio comunale: al oltre al giudizio negativo su una passeggiata rialzata che avrebbe di fatto impedito la prospettiva sull'intero bacino del lago, l'ex capogruppo del Pd ha sempre bollato come pericolose le opere idrauliche previste sotto la passeggiata. Il motivo? Metterebbero in pericolo l'equilibrio idrogeologico della città murata oltre a danneggiare gli edifici che si affacciano sul lungolago.
Formigoni, dopo alcuni tentativi di contatto andati a vuoto anche nel recente passato, per ora si è limitato a prendere atto delle richieste senza opporre un rifiuto anche se si è guardato bene dal tenersi il cerino in mano. «Caro sindaco tu sostieni che l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare? Dimostramelo» gli ha praticamente detto il governatore chiedendo al primo cittadino di Como di mettere nero su bianco le prove tecnico-scientifiche di quando sostiene cioè che il progetto elaborato dai tecnici del Pirellone per proteggere Como dalle esondazioni del lago rappresenta in realtà un pericolo per la città. Dimostrarlo non sarà facile. Lucini è un tecnico, è geologo, e questo gioca senza dubbio a suo favore. Non fosse altro dovrebbe essere in grado di reggere il confronto, senza bisogno di intermediari, con i progettisti regionali. La partita politica, infatti, vedere segnato sul tabellone un punto a favore della squadra comasca, quella tecnica non si è ancora giocata.
Questa è la prima sfida, non da poco che questa amministrazioni è chiamata ad affrontare.
L'ex sindaco Stefano Bruni sul muro del lungolago ha perso la faccia e forse infranto i sogni di una fulgida carriera politica. Lucini si gioca, dopo nemmeno due mesi che ha messo piede a palazzo Cernezzi come numero uno, oltre la faccia, l'intero mandato amministrativo. L'aver chiesto e ottenuto il supporto delle categorie economiche certo è stato un colpo da maestro che gli ha permesso di smarcarsi in maniera chiara difronte all'opinione pubblica dal modus operandi della giunta precedente. Non basta. Per centrare l'obiettivo di chiudere in maniera onorevole una delle pagine più brutte delle storia recente di Como ci vorranno argomenti tecnici forti e il sostegno di tutti. Rivedere il lago la prossima estate dopo cinque anni di buio è il sogno di tutti i comaschi. Non sarà facile, ma le sfide impossibili sono anche le più belle da giocare.
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