Diciamo subito che noi comaschi abbiamo pagato tanto: in Italia siamo diciottesimi su 110, in una classifica aperta dalla Capitale - con più di un miliardo di euro versati solo con la prima rata - e chiusa dall'Ogliastra, micro provincia sarda con 57mila abitanti, destinata a scomparire dopo neppure dieci anni dalla sua costituzione che alla Patria ha versato cinque milioni di euro. Da qui, dalla nostra scassatissima città e dalla Provincia che la circonda, hanno preso il treno per Roma 123 milioni.
Leggere queste classifiche è sempre interessante. Per esempio: si scopre che Palermo (un milione e 300mila abitanti, quasi il triplo dei comaschi) ne ha versati una dozzina in meno di noi, più o meno 110.
Il dato più interessante di tutti riguarda la risposta del Paese. Gli appelli all'evasione, al gran rifiuto, sono caduti nel vuoto, e il governo Monti ha incassato, sia pure indirettamente, un appoggio ideale che dice molto più di tanti mugugni da bar. Fa sorridere Beppe Grillo (non sempre gli riesce, ultimamente) che ha parlato sul suo blog personale del «trionfalismo con cui è stato celebrato l'incasso di 9,6 miliardi», descrivendo toni che «ricordano l'oro alla patria di mussoliniana memoria, con le fedi donate dalle spose d'Italia per sostenere il regime».
Al di là di tutto resta il divario, nettissimo, tra il nord e il sud d'Italia, due realtà sempre più distanti, e non solo idealmente. Lo evidenzia qualche altro numero, a partire dalla Regione Calabria: la provincia di Cosenza paga 66 milioni, quella di Reggio 43. Catanzaro versa in tutto 28 milioni e spiccioli, Crotone 11 milioni e 600mila euro, Vibo Valentia ne dona alla Patria 11, per un totale di 160 milioni, appena trenta in più dei comaschi. In Sardegna, da Cagliari a Olbia, ne sono stati pagati 221, a stento il doppio della nostra Provincia.
È vero che il calcolo dell'Imu è complicato, e dipende anche dagli estimi catastali, che variano dai centri alle periferie, da provincia a provincia e da regione e regione, ma il divario è considerevole. Sulle ragioni ognuno può pensare quello che vuole ma basta un raffronto demografico per capire che qualcosa non funziona. Abusivismo edilizio, approssimazione amministrativa, un po' di evasione, tutte cose già sentite.
La crisi ci ha insegnato che a molti privilegi possiamo rinunciare e che il Paese è capace di cambiare. Non era mai capitato nella storia dell'Italia repubblicana che un governo riuscisse a tagliare tanto, che fosse in grado di ridurre sprechi e prebende come è stato fatto in questi mesi. Ma se vogliamo conservare una speranza di uscirne, dovremmo compiere, o quantomeno provarci, anche l'ultimo miracolo di questa lunga stagione: riportare il sud del Paese su standard più vicini a quelli europei, sia da un punto di vista burocratico amministrativo (la Regione Sicilia ha più dipendenti pubblici dell'intera Gran Bretagna), sia da un punto di vista economico sia, infine, dal punto di vista del rispetto delle regole. Quando la Calabria pagherà un'Imu almeno doppia di quella di noi comaschi, allora vorrà dire che il miracolo sarà compiuta. E la crisi sarà un ricordo lontano.
Stefano Ferrari
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