Volendo lanciarsi nell'ardito esercizio dell'interpretazione delle parole - necessariamente misurate - di un prefetto, peraltro su un tema spinoso per la città come quello della movida, si potrebbe tranquillamente evocare l'antica storiella del dito, del saggio, dello stolto e della luna. Il rappresentante del governo a Como, ieri, ha parlato ai commercianti. E riferendosi ai problemi ormai periodici causati dagli eccessi di alcuni avventori dei bar comaschi nelle notti del fine settimana ha detto che «questo tema deve trovare una soluzione condivisa senza contrapposizioni e barricate». Un richiamo deciso nei confronti dei baristi alle loro responsabilità, che però potrebbe essere tranquillamente esteso anche ad altre categorie.
Il prefetto, in sostanza, ha lasciato chiaramente intendere che la legge della delega - da non confondere con la legge delega, ci sono casi in cui cambiando l'ordine degli addendi il risultato cambia eccome - applicata alla movida rischia di creare solo alibi. E, con gli alibi, etilisti in erba. In effetti da oltre un anno la questione è diventata sempre più intricata e si è fatta particolarmente spessa, ma ha prodotto molte più polemiche di quante soluzioni sarebbe stato auspicabile venissero trovate. Non sorprenda, dunque, che pur con toni di correttezza istituzionale il prefetto, Michele Tortora, si sia spinto a una tirata d'orecchie ai baristi (ma non solo) affermando che «commetteremmo un tragico errore se pensassimo di affrontare la questione movida a Como pensando che le responsabilità siano esclusivamente a senso unico».
Senza voler scomodare la pur pressante necessità di rivedere modelli educativi e culturali che possano ridurre il numero di giovani fatalmente attratti dal bicchiere così come dagli eccessi in generale, sembra lecito attendersi una reazione corale su un tema che ha assunto un peso specifico francamente sproporzionato. Pensare che dopo un anno di liti, ordinanze, ricorsi alla magistratura, tavoli di coordinamento ci si ritrovi con il centro storico messo sotto scacco da un comunque ridotto manipolo di compulsivi amanti del brindisi seriale (prima ancora che serale) suona come una sconfitta (questa sì) corale.
La risposta non può essere la militarizzazione del centro (anche se un incremento dei controlli è ovviamente auspicabile), o il coprifuoco di mezzanotte così come imposto dalla precedente amministrazione (anche se delle regole devono esserci e devono essere rispettate), o il pensare (come qualcuno ha fatto) che non sia anche un problema del bar se i suoi avventori scelgono la strada dello schiamazzo e del vandalismo. Il messaggio del prefetto, sotto questo aspetto, è più che condivisibile. Ognuno faccia un passo avanti. Perché continuando a far finta di niente, e quindi osservare il dito che indica il cielo anziché la luna che illumina la strada, i nodi da sciogliere si faranno sempre più inestricabili e ogni questione diventerà un problema insuperabile.
Paolo Moretti
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