Invece, in linea con il personaggio mai domo, da qualche giorno Silvio Berlusconi si è rimesso da solo in campo. Indelebile, inossidabile, immutabile. Questo almeno crede lui. Tuttavia chiunque abbia qualche nozione di storia, sa che questa non si ripete. Non si guarda al passato, neppure resuscitando un partito di successo costruito in pochi mesi e portato al governo come Forza Italia nel '94. Non si restituisce serietà e sobrietà a una classe politica cacciando in malo modo una Minetti qualsiasi, prima imposta in lista, e poi portata in Regione a spese dei contribuenti vantandone le presunte eccelse qualità politiche. Non ci si rifà una credibilità internazionale vantando rapporti con altri Stati in un'intervista per farsi smentire pochi minuti più tardi.
Eppure il Cavaliere ci riprova. Con quali obbiettivi? Oggi i sondaggi sono ancora il suo mantra, ma quelli pubblici inchiodano il suo Pdl a un 18-20%, una rediviva Forza Italia potrebbe salire al 22. E con una Lega al 5% è difficile pensare, anche per un ottimista come lui, di poter strappare la maggioranza.
Ma i calcoli del Cavaliere sono diversi e molteplici i suoi scenari. Intanto lui ha ancora la maggioranza in parlamento e la farà pesare fino all'ultimo giorno. Dunque difficile che nasca una legge elettorale che non sia gradita al Pdl. Poi gli avversari sono, a diverso titolo, in pieno travaglio: il Pd è attorno al 25%, il centro unito si avvicina a fatica al 10%, l'alleanza progressisti-moderati con il supporto di Sel si preannuncia un percorso di guerra, Grillo, l'Idv e le varie sinistre-verdi possono drenare molti consensi, forse troppi per governare in pace con qualsiasi legge elettorale. Ecco il pertugio in cui il Cavaliere vuole infilarsi. Nello scenario A, quello più difficile, Berlusconi forse sogna la vittoria che però non lo porterebbe a Palazzo Chigi, quanto piuttosto sul Colle. Pronto a gestire un'Italia avviata sulla strada del presidenzialismo.
L'altra versione, più credibile, il piano B, prevede che il Cavaliere a forza di colpi di scena ma anche sobrio e mai anti Monti, possa portarsi a casa un piccolo pezzo di Parlamento. Con il quadro composito che si annuncia in campo avverso, Berlusconi avrebbe buon gioco nel proporre e dare il suo sostegno a un Monti bis retto da una grande coalizione. Nella quale lui sarebbe ancora presente e, naturalmente, in una alleanza di cui alla fine, proprio il Cavaliere, avrebbe le chiavi. Con tutto quanto ne consegue in termini di garanzie.
Poi vi è un terzo scenario, il C. Ovvero la sconfitta definitiva. Ma per questa possibilità ad Arcore non si è mai prevista alcuna fermata.
Umberto Montin
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