Adesso forse, anche la sigla della provincia sulle targhe è stata confinata in un angolino e i derby non ci sono più perché Lecco - dal punto di vista calcistico - sta peggio di noi, lo sfottò potrebbe tornare di moda.
La spending rewiev di Mario Monti e di Enrico "Mani di forbice" Bondi, infatti sembra costringere le due province di Como e Lecco a un matrimonio che, in maniera beffardamente manzoniana, non sarebbe mai stato da farsi. Invece molte cose portano a pensare che questo pasticcio all'italiana sulle Province (le abolisco, non le abolisco, ne abolisco solo un po') costringerà i due territori a tornare insieme anche se non appassionatamente, almeno per quanto riguarda i dirimpettai di quell'altro ramo del lago che continua a chiamarsi di Como.
Questa e altre ragioni, storiche, geografiche, territoriali e di popolazione spingono le lancette dell'orologio indietro di alcuni anni, ai tempi della provincia unica con Como capoluogo. O, come premio di consolazione, con un capoluogo doppio. Le vie del campanile sono infinite e questa soluzione è già stata adottata in province dove ci sono due grandi centri che si guardavano in cagnesco tipo Forlì e Cesena e Pesaro e Urbino.
In questo caso la targa sarebbe Cl che però ad oggi è già utilizzata da Caltanissetta. Ma nel rimescolamento generale potrebbe anche liberarsi.
Ma c'è di più. In una sorta di sogno di mezza estate, Como potrebbe tornare a essere quella provincia grande che era ai tempi della belle époque, quando all'ombra del campanile lariano stavano anche Sondrio e Varese. Certo, qui bisognerebbe vedersela con la caparbietà montanara dei valtellinesi, decisi a mantenere la propria autonomia a costo di chiedere aiuto a Brescia e alla stessa Lecco, che per farla ai comaschi magari sarebbe pure disposta a cedere un po' di territorio. Ma soprattutto ci sarebbe da vincere il braccio di ferro con Varese che è sempre la città di Mario Monti (il premier ha studiato a Pavia, guarda caso risparmiata dalle lame di Bondi). Noi però abbiamo il superministro Corrado Passera per un derby da scintille nel governo.
Certo, una provincia che va da Livigno al lago Maggiore sarebbe più grande di alcune regioni. Un moloch da circa due milioni di abitanti, con un ricchezza economica (crisi permettendo), culturale e ambientale da far venire le vertigini. Anche in questo caso ragioni storiche e geografiche suggerirebbero di incoronare Como capoluogo, città baricentrica dentro il vasto territorio.
Tutto questo giocare a Risiko con Prealpi, colline, pianure e laghi rende bene l'idea del gran bailamme che rischia di generarsi, da queste parti e non solo, di fronte all'obbligo di accorpare campanili e rivalità. Ecco perché è difficile pensare che le cose andranno come Monti e Bondi dispongono.
Sarebbe stato meglio affondare la lama e abolirle queste Province che alla fine, al di là dell'effimero orgoglio di campanile, non hanno mai scaldato i cuori dei cittadini. Del resto, tutti scontenti nessuno scontento.
Francesco Angelini
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