Qualche mese fa il consigliere Mario Molteni denunciò che il 17% dei 760 appartamenti comunali (cioè 129) è inutilizzato perché da ristrutturare (95), inagibile (26) oppure occupato abusivamente (8). «Vorrei vedere un privato - arrivò a dire - che si può permettere di gestire i propri beni in questo modo. Questi dati sono l'ennesima prova che la situazione del settore è pessima. Di più, è sintomo di incapacità». Molteni, come spesso gli accade, ha fatto centro. Quale imprenditore privato può permettersi di tenere inutilizzato il 17% del proprio patrimonio immobiliare? La domanda è retorica e la risposta scontata: nessuno.
Cambiamo capitolo e guardiamo a oggi. Non parliamo più di alloggi comunali, ma di box e posti auto, sempre di proprietà di Palazzo Cernezzi. Bene, dai suoi 125 posti auto, nel 2011, il Comune avrebbe dovuto incassare complessivamente 117mila euro, ma ha dovuto fare i conti con una morosità che ammontava a 33.147 euro. Un quarto dei canoni, insomma, non è stato pagato. Ma non è questo il punto: il raffronto tra i prezzi praticati da Palazzo Cernezzi e i valori di mercato ci dice che l'amministrazione rinuncia ogni anno ad incassare oltre 47mila euro. Basta moltiplicarli per un decennio o due e il conto (in perdita) è presto fatto.
Scorrere gli elenchi regala casi a dir poco clamorosi in centro storico: c'è chi paga solo 69 euro al mese per un posto auto in via Cesare Cantù, a due passi da Porta Torre, chi 67 nella centralissima piazza Mazzini e chi, addirittura, 33 in via Italia Libera. Sia chiaro che la colpa, in questo caso, non è certo degli affittuari, che non si possono definire alla stregua di "furbetti". Usufruiscono semplicemente dei prezzi fuori mercato gentilmente offerti dall'amministrazione, che in qualche caso si sommano (questo va riconosciuto) a condizioni tutt'altro che ottimali.
Il problema è un altro: come nel caso degli alloggi Palazzo Cernezzi si è dimostrato incapace - in tutti questi anni - di far fruttare il proprio patrimonio, rinunciando incomprensibilmente e sciaguratamente a un tesoretto importante. A maggior ragione in un periodo di vacche magre come questo, con i trasferimenti statali ridotti all'osso e i limiti imposti dal patto di stabilità.
Il fatto è che il Comune non è nuovo a scivoloni del genere. La gestione del patrimonio di Palazzo Cernezzi, infatti, era finita lo scorso anno al centro delle polemiche proprio per i garage affittati a dirigenti ed ex dirigenti a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli di mercato. Lo stesso è accaduto per alcuni appartamenti fuori Erp (acronimo di edilizia residenziale pubblica), abitati da dipendenti ed ex dipendenti comunali, sempre con canoni d'affitto estremamente vantaggiosi.
Oltre a questo sono emerse gravi irregolarità per gli immobili di custodia, occupati in maggioranza da persone che non avevano più titolo e che, in alcuni casi, non avevano nemmeno mai pagato le utenze di luce e gas. Caos anche per le concessioni dei chioschi, scadute da anni e non rinnovate. E, dulcis in fundo, per numerosi negozi o bar in clamoroso ritardo nel pagamento dei canoni. Il tutto è finito nel mirino della Procura, che ha inviato più volte in Comune la Finanza per acquisire gli atti relativi al patrimonio. L'indagine è stata poi archiviata, ma non è finita qui. La Corte dei conti, nel febbraio scorso, ha aperto un'inchiesta sul presunto mancato incasso per le concessioni rilasciate a bar, ristoranti e altri immobili, ma anche per le locazioni non a uso abitativo e per i canoni di box e posti auto.
L'obiettivo dell'indagine è proprio quello di verificare l'esistenza di un eventuale danno erariale, per i mancati incassi. Insomma, un bel guazzabuglio.
L'amministrazione, cambiata da poco, ha ereditato una situazione che definire intricata è un eufemismo. Verissimo. Ma non può perdere altro tempo, se davvero vuol porre rimedio ai guai della gestione del patrimonio. Ben vengano, quindi, le perizie annunciate dall'assessore Iantorno per stabilire la congruità dei canoni. E ben venga, soprattutto, la messa in atto della politica di dismissioni (con una prima tranche di 60 appartamenti) approvata dal precedente consiglio nell'ultimo scorcio di mandato. Il Comune di professione non fa - e infatti i risultati sono stati in questi anni a dir poco modesti - l'immobiliarsta. Ma deve essere garante di una gestione sana e oculata, mettendo fine a inefficienze che si traducono inevitabilmente in un danno per la collettività. Ogni euro non correttamente amministrato, infatti, si traduce in un problema diretto per i cittadini: significa meno soldi per gli asfalti, per la cura dei marciapiedi e del verde pubblico. E significa, ancora una volta, più tasse e meno servizi.
Emilio Frigerio
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