L'occasione si chiama Politeama. L'ex cineteatro con 102 anni di storia gloriosa alle spalle ora rischia di diventare una "Ticosa 2", come ha paventato nei giorni scorsi Davide Fent, presidente della società che lo amministra da quando, nel 2005, il Comune ricevette in eredità da Alfredo Gaffuri l'81,6% delle quote. Insomma, un patrimonio inestimabile (culturalmente parlando, mentre a livello economico è stato valutato 2,4 milioni di euro dal Politecnico) che è per oltre quattro quinti pubblico e che consentirebbe di rispondere a tante esigenze della Como che ama e che pratica le arti: dal Conservatorio, che da anni reclama spazi e che aveva già predisposto un progetto di recupero del Politeama assieme allo stesso Politecnico, alle giovani band a caccia di luoghi dove suonare (oggi trovate un articolo nelle cronache), passando per tutti i cinefili rimasti orfani delle storiche sale cittadine.
Per raggiungere l'obiettivo occorrono due cose che in passato sono troppo spesso mancate in riva al Lario, soprattutto quando si è trattato di investire nella cultura: la capacità di fare squadra e la volontà politica. Qualcuno obietterà che servono innanzi tutto i soldi, ma quelli si possono trovare solo se vi sono le due condizioni di cui sopra. E mai come in questo caso Como può imparare dalle esperienze e dagli errori del passato. Giusto una decina d'anni fa, a cavallo del passaggio di millennio, si è consumata la battaglia, persa, per restituire al teatro e al pubblico un altro ex cineteatro, il Centrale (e prima ancora Cressoni) di via Diaz.
Nel 1998 un regista teatrale e un melomane, Mario Bianchi e Alberto Barelli, lanciarono l'idea di costituire un comitato pro Cressoni. Fu investita molta creatività da parte dei promotori, che riuscirono a raccogliere oltre duemila firme e anche a mettere in scena una re-inaugurazione della storica sala per sensibilizzare la cittadinanza. L'obiettivo era più difficile rispetto al Politeama, perché nel caso del Cressoni i proprietari sono privati (impresa Castelli). Tuttavia, questi ultimi si resero disponibili a rinunciare ai progetti di trasformazione radicale dell'immobile ventilati allora (moschea o garage), mancò invece la volontà politica. Il sindaco Alberto Botta fece un sopralluogo e spinse per tutt'altra destinazione: un minimarket.
La campagna si concluse il 10 maggio del 2000, con quello che rimarrà per sempre l'ultimo, simbolico, spettacolo del Cressoni. In quel caso mancò anche la capacità di fare rete tra associazioni culturali ed enti cittadini, quella che ha permesso di risorgere ad altre realtà italiane, che nei profondi cambiamenti di quegli anni si trovarono in analoghe condizioni: un esempio per tutti è quello del Politeama pratese, recuperato attraverso l'azionariato popolare, il sostegno delle amministrazioni e un progetto di gestione sostenibile.
Oggi Como ha una nuova occasione. Stavolta la volontà politica pare esserci (ieri lo ha dichiarato l'assessore al Patrimonio Marcello Iantorno e oggi l'ha ribadito il vicesindaco Silvia Magni). L'idea della rete tra associazioni comincia a dare esiti concreti (si vedano gli esempi di Sistema Como e di Artificio). I tempi sono maturi per costituire un comitato pro Politeama, capace di dare vita a un progetto di recupero concerto e partecipato.
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