Lo spread però è implacabile. E ogni giorno il dato che certifica la distanza siderale tra noi e la Germania (dove possono ancora abbuffarsi di würstel e Merkel) ci urla che il governo Monti resta, se non altro, il male minore, il pompiere che le tenta tutte per spegnere l'incendio che altri (i suoi predecessori) hanno appiccato magari anche suonando la lira (o l'euro), novelli Nerone. Ecco perché tutti si stanno arrovellando per obbedire spesso "obtorto Colle", al diktat di Napolitano. Bisogna fare una nuova legge elettorale, intima il Quirinale ogni due per tre. Ma che abbia come obiettivo quello di non far vincere nessun partito.
Chissà com'è, infatti, quasi tutte le proposte di riforme del voto hanno una sola cosa in comune: la scomparsa del premio di maggioranza.
Grillo strepita che si tratta di un complotto per impedire il suo trionfo. Ma, a parte le conseguenze sui mercati di un Grillo sparlante a palazzo Chigi, il comico prestato alla politica, si sopravvaluta. Più che il complotto c'è la necessità di non far prevalere nessuno. Questo spiega anche l'improvvisa fretta di andare alle urne sotto le brume autunnali, ovviamente una volta messo in soffitta il Porcellum.
Ne uscirebbe un Parlamento senza vinti né vincitori, costretto a riconsegnare il governo a Monti oppure a Passera se il Professore puntasse al Quirinale (unico centro strategico della politica italiana e non a caso al centro di una campagna tesa a indebolirlo). Comunque a un tecnico che si muoverebbe sui binari già tracciati da Eurogruppo e Bce.
La politica può attendere. Ma se l'Italia è arrivata a questo punto, se non esiste un'offerta politica spendibile sul proscenio internazionale e incapace di mettere la mordacchia alla speculazione, la colpa è dei partiti, incapaci di rinnovarsi e adeguarsi.
L'avranno capita? Neanche per sogno. Ciascuno continua a lottare per la propria sopravvivenza senza concentrarsi su quella del paese. L'obiettivo è quello di tornare in auge una volta che la nottata sarà passata. Si trastullano con l'improbabile semipresidenzialismo che produce l'unico effetto di far riapparire Gasparri in tv con la maschera da statista. Oppure si scannano sulle nozze gay, un rogo su cui bruciare Rosy Bindi, che non si sa mai.
E se i sondaggi non gli dicessero male, rischieremmo di ritrovarci Berlusconi nei panni di capitan Fracassa, pronto a spaccare tutto per ritornare al comando della baracca.
La fine di una stagione che non vuole finire mai. Ma la nottata questa volta sarà lunga. E sarebbe più utile spenderla per cercare idee e soprattutto facce diverse. Anziché passarla a tentare di rianimare un sistema ormai decrepito.
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