Poi, sicuramente, bisognerà pensare alla sorveglianza. Il mix di vigili, guardie ecologiche e volontari proposto nei giorni scorsi dall'assessore al Verde e all'Arredo Urbano Daniela Gerosa va bene. Sicuramente è più sensato, efficace e, a misura d'uomo, rispetto alle recinzioni di cui si è spesso parlato negli anni scorsi. Ma finché i giardini a lago rimangono quello che sono adesso - in bilico tra l'incuria e lo squallore - sarà difficile ottenere risultati.
È bello immaginare la presenza costante di un paio di vigili in bicicletta, come quelli che si vedono passare in centro storico. Magari un giorno diventeranno figure rassicuranti e caratteristiche dei giardini a lago di Como come lo sono le guardie a cavallo al Central Park di New York.
Proprio quest'ultimo, il giardino pubblico più famoso e tra i più estesi del mondo, dimostra che non è per niente facile garantire la sicurezza nei parchi urbani. Art Garfunkel già nel 1979 cantava che non era raccomandabile passeggiarvi dopo il tramonto ("A heart in New York"), ma a portare l'attenzione sul polmone verde della Grande Mela ha contribuito, almeno quanto le campagne sulla sicurezza di diversi sindaci, il concerto gratuito che lo stesso Garfunkel fece due anni dopo, nel 1981, con l'antico sodale Paul Simon. E tante altre iniziative di questo genere. Inoltre, Central Park, come tanti altri giardini pubblici più piccoli e meno noti, ha qualcosa che è sempre mancato a quello in riva al Lario: un'identità, degli spazi destinati agli sportivi, ai bambini, a chi ama la natura.
Il problema della sicurezza dei giardini a lago non può essere slegato - se si vuole arrivare a risultati davvero positivi e constanti nel tempo - da quello dell'identità e della fruibilità dell'area. Non a caso non più di venti giorni fa il presidente dell'Ordine degli architetti, Angelo Monti, presentando un'importante rassegna per valorizzare la Como razionalista, ha sottolineato la necessità di promuovere un concorso di idee che dia finalmente un senso preciso a tutta la zona che dai giardini a lago arriva alla passeggiata di Villa Olmo, passando per lo stadio e le sedi delle società sportive.
Il settore Giardini del Comune di Como aveva già predisposto quattro anni fa un progetto, relativo al solo parco pubblico, che prevedeva la riqualificazione dell'area giochi e la creazione di altri due spazi dedicati al relax e agli spettacoli. Erano stati anche messi a bilancio 2 milioni e mezzo di euro per il triennio 2008-2010. Non se ne fece niente, da una parte perché l'allora assessore al Verde Diego Peverelli riteneva fondamentale che venisse contestualmente previsto un sistema di sicurezza tale da impedire ai vandali di rovinare tutto, dall'altra perché già si faceva strada l'idea del concorso per ridisegnare tutta la zona.
La necessità di porre subito un freno al degrado, umano oltre che ambientale, e l'esito non proprio entusiasmante di precedenti concorsi di idee (Ticosa e lungolago), invitano a cercare nel frattempo soluzioni più immediate. Zambrotta insegna che possono essere anche sponsorizzate da privati e temporanee. Senza dimenticare che, tre anni fa, partì una campagna, che allora non ebbe seguiti concreti, per attrezzare i giardini comaschi con tavoli e panche, fondamentali per creare aggregazione. Il giovane che la lanciò, Guido Rovi, è ora un consigliere comunale di maggioranza. Intanto, consoliamoci rileggendo uno scritto giovanile di Alessandro Volta: nel '700 descriveva la zona del Pra' Pasquee come malsana e malfrequentata. Tra i liquami di piazza Cavour e i tossici dei giardini possiamo dire di essere tornati indietro di tre secoli.
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