«Come quattro anni fa», dicono da Roma. Quasi quasi bisogna ringraziarli per non aver aumentato il "gettone". Fatto sta che sul podio siamo in discreta compagnia: guida l'Armenia con una promessa di 700 mila euro, segue nientepopodimeno che l'Azerbaijan. Il presidente del Coni Gianni Petrucci sarà ben felice di occupare il terzo gradino con cotanti compagnucci.
Sì, perché altre Nazioni - le più forti - hanno scelto un profilo ben più basso, allargando anche qui lo spread con l'Italia. Ai tanti vincitori statunitensi, per esempio, andrà un assegno da poco più di 20 mila euro. La Germania si assesta sui 15 mila euro. L'Inghilterra ai futuri medagliati rifila una sana pacca sulla spalla, e tante grazie. Accontentati della gloria, dell'inno nazionale e, se sei bravo, dei contratti degli sponsor.
Noi, no. Noi spalanchiamo il portafogli pubblico, e a quei bravi atleti che scaleranno il podio gonfieremo il conto in banca. Nel 2008 l'Italia portò a casa 27 medaglie: 8 ori, 9 argenti e 10 bronzi. Totale fattura: 2 milioni 295 mila euro.
Ora: che a nessuno venga in mente di tifare contro per salvaguardare il bilancio. Ma forse, in epoca di tagli che sui Coni provinciali sono stati praticati con la scure, una spending review applicata anche ai premi non sarebbe guastata. Magari aggiungendo un pizzico di austerity anche nelle transumanze di alti papaveri cui assisteremo inermi in questi giorni sulla rotta Roma-Londra. Parlano di sacrifici, ma poi s'accomodano volentieri al buffet. Perché certi palazzi sono impermeabili alle crisi, soprattutto a quelle di coscienza.
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