Non solo: si possono notare anche ristoranti decenti e, a dispetto della comune opinione, alcuni addirittura ottimi. Si vedono parchi, spiagge, alberghi, e valigie. Si vede infine, palizzate permettendo, un bel lago. Un lago magnifico, oseremmo dire. C'è un problema: benché tutto ciò si veda, e ci sia anche dell'altro da scoprire, dopo un po' la fotografia mette il mal di testa a chi la guarda, e per una ragione semplice: è sfuocata.
Como e il suo lago hanno la vocazione al turismo costruita nel Dna come le cucine hanno la lavastoviglie incorporata: il fatto che per qualche decennio abbia sviluppato, con successo, l'impresa tessile, non l'affranca da questo destino costruito dalla natura, perfezionato dall'arte e immortalato dagli scrittori: per referenze, chiedere di Stendhal (ripetiamo: Stendhal, non Moccia), il quale potrebbe recitarvi quella sua cosetta sul luogo «sublime», dove «tutto parla d'amore». Qual è dunque il problema? Questo, forse: la vocazione, come il talento, andrebbe allenata, educata, pettinata e, per continuare con i participi, disciplinata.
Così non è, e per questo l'impressione complessiva rimane confusa, insoddisfacente, sbilenca. In una parola: sfuocata. Lo dice TripAdvisor, popolarissimo sito nel quale i turisti di tutto il mondo lasciano le loro impressioni di viaggio: nonostante tutto il ben di Dio, Como rimane una destinazione da consumarsi in una giornata, al massimo due; roba da colazione al sacco. Lo dicono anche, e più autorevolmente, i fatti: in Alto lago la gestione delle spiagge demaniali è lasciata all'improvvisazione, alle limitate risorse degli enti locali e non gode né di coordinamento né di programmazione. Risultato: strutture insoddisfacenti, volontariato generoso ma non sempre all'altezza dell'impegno e, in qualche caso, il tragico epilogo di un incidente.
Non si vuole qui sottovalutare e tantomeno scoraggiare l'impegno di quanti, ogni giorno, si rimboccano le maniche per garantire agli ospiti una buona accoglienza, così come un certo livello di sicurezza a chi si avventura nelle acque del lago. Il discorso è, ancora una volta, quel benedetto salto di qualità, quell'abbraccio incondizionato alla vocazione turistica che, ancora oggi, Como, simile a un bagnante che teme per la temperatura dell'acqua, esita a completare.
I commenti degli utenti di TripAdvisor non sono certo oro colato, ma hanno un valore preciso: quello di offrire della città e del lago un punto di vista a noi indigeni altrimenti interdetto. Il punto di vista del visitatore, ovvero di chi, con l'occhio libero da pregiudizi e da abitudini consolidate, vede le cose per quello che sono e ci dice come, secondo lui, dovrebbero essere. La soddisfazione dell'albergatore che si ritrova in cima alla lista di gradimento, così come lo scorno di quello che, al contrario, figura ai piani bassi della classifica, non hanno né senso né utilità se non vengono messi al servizio di un piano più generale, di un effettivo coordinamento delle risorse.
In questi casi si parla di " fare sistema": un modo pomposo per dire che l'unione fa la forza e che, per ottenere risultati, è meglio se tutti tirano (o spingono) nella stessa direzione. Noi lo ripetiamo per affermare che Como e il lago hanno un grande valore se presi come un'unica e originale combinazione di arte, cultura e ospitalità: divisa in particelle, alcune anche eccellenti, altre decisamente meno, la combinazione lariana non fa che perdere valore.
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