È compito dei giudici. Quello che però è ormai chiaro è che, da una parte, il «Fermi tutti» della Disciplinare rappresenti un colpo di scena nelle dinamiche italiche. E che, dall'altra, il clima sia avvelenato esattamente come succede per i grandi capitoli giudiziari del nostro paese, specie per quelli che intaccano onorabilità e fedina penale di politici e potenti.
La Disciplinare ha stoppato il canovaccio già scritto, di una pena al ribasso, scelta da patteggiamento, che a molti forse suonava come una uscita di nascosto dalla porta di servizio. Questo «alt» ha molti padri e qualche voce stonata. I padri sono tutti quelli che si sono messi in testa, fuori e dentro i campi di calcio, di dare una botta di moralità a questo Paese. Da tangentopoli a vallettopoli, da calciopoli a tutti gli altri «...opoli» c'è sempre stata la incoffessata consapevolezza del «così fan tutti». Filosofia che porta a considerare vittima chi viene pizzicato. Cambiare il sistema è molto più faticoso, e per farlo serve molta più costanza. Non sappiamo se questa rigidità su Conte sia uno spot o il tentativo di un cambiamento. Vedremo.
Certo il calcio italiano si trova a dover lavare la propria coscienza prima di venire considerato una specie di terzo mondo. Tempo fa, l'ex centravanti del Bologna, l'elvetico Turkylmaz, era ospite alla tv svizzera. Si parlava del calcio italiano, delle scommesse, delle partite regalate a fine stagione. «Non parlo perché direi cose sgradevoli - ha detto -. Ho visto cose, negli spogliatoi italiani, che mai avrei creduto di vedere. Quando cercavavo di segnare in partite già concordate, mi consideravano l'ingenuotto svizzero che non sapeva dove viveva». Basta, dunque, cambiare canale della tv per scoprire come ci vedono.
Tornando a Conte, c'è un altro aspetto fuori misura in questa vicenda. Ed è l'atteggiamento aggressivo della Juventus. Non sul caso specifico, ma nel pacchetto-giustizia in generale. La società bianconera ha mostrato di non voler accettare le sentenze, con una mossa apparentemente goliardica, ma ben più significativa. Togliere le stelle dalla maglia ci è sembrato un gesto molto pesante, addirittura grave. Significa non credere più nel sistema in cui si gioca. Oltre, forse, a mancare di rispetto ai giocatori che per quelle due stelle hanno sudato sangue.
Ci ha sorpreso, e molto, che la Federazione abbia taciuto. La scritta «30 sul campo» magari ci stava: è una convinzione. La cancellazione delle due stelle no. Questo ruolo della Juventus, oltretutto, non si addice all'immagine che ha sempre avuto questa società, sempre molto allineata al sistema. E pure il giovane Agnelli ha scelto una strada diversa rispetto all'aplomb e alla classe che avevano i suoi avi dalla "evve" moscia. Intanto se ne è andato Aldo Maldera. Uno che in questo calcio strillato, nervoso e sempre in guerra, ci sarebbe stato malissimo.
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