A nostro ricordo, non conosciamo un dibattito per innovare la legge elettorale vigente in Germania. Non diciamo, poi, con riferimento al Regno Unito o agli Stati Uniti.
Il capo dello Stato ha più volte richiamato il Parlamento affinché approvi una nuova legge elettorale. Non vorrebbe che si votasse ancora sulla base del porcellum, come è qualificata la legge vigente. Ma la classe politica, partendo dall'affermazione che tale disciplina va mutata, non trova nessun accordo, quasi a dimostrare che, alla fine, il porcellum possa rimanere in vita.
E, invero, il principio che i parlamentari non siano eletti con vincolo di mandato rende difficile una rappresentanza politica ottimale e responsabile, ma nessuno discute in materia.
Senza quel vincolo, la scelta meno dannosa non sta nelle preferenze, ricordo non brillante della prima Repubblica, ma nei collegi uninominali con elezioni a doppio turno, quando nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta al primo.
La sincerità del fine ultimo di giungere al modello semi- presidenziale sarebbe provata dal Pdl se accettasse il passaggio intermedio ai collegi uninominali a doppio turno. Altrimenti è solo un accorgimento per ostacolare un, accordo su una nuova legge elettorale. Che in ogni caso non sarà una norma definitiva, o almeno durevole. Ogni partito, in ogni prossima legislatura, sarà sempre indotto dalla tentazione di mutare legge elettorale per ottenerne una che gli prospetti un più alto numero di parlamentari.
Meraviglia che di fronte al fallimento della politica, al fatto che metà degli elettori non voglia votare, alle obiettive difficoltà che attraversa il Paese, la classe politica non sappia nemmeno trovare il bandolo per una nuova legge elettorale. Basterebbe anteporre gli interessi generali del Paese a quelli della propria parte. Sì alimenta invece l'antipolitica ui un contesto internazionale dove occorrerà. sapere rinunciare anche a gradi di sovranità.
La via della comodità è di non cambiare nulla affermando di mutare radicalmente. La via malagevole della ricerca costante del bene comune è, invece, quella di accettare anche un rischio elettorale pur di percorrerla.
Eppure i casi del Regno Unito, degli Stati Uniti, della Germania e della Francia dovrebbero insegnare qualche cosa.
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