Dalla fabbrica al turismo, dal produttivo al terziario.
È evidente e inesorabile la trasformazione di una città che per fortuna possiede gioielli, paesaggistici e culturali, da esporre. Altrimenti il declino industriale ci avrebbe trasformato in un'altra Prato ormai colonizzata dai cinesi. Che Como sia destinata a vivere, in prevalenza, di turismo, lo dicono molti indicatori. È evidente l'incremento esponenziale di bar e ristoranti nel centro storico. Così come l'aumento, sia pure più contenuto, dell'offerta alberghiera, spia di un turismo ancora mordi e fuggi.
Vi sono poi i dati sull'internazionalizzazione che segnalano la nostra città nella top ten delle preferenze straniere, a ridosso di realtà importanti come Firenze e Roma.
Ultimo segnale, ma non meno significativo degli altri, è quello che sta emergendo in questi giorni. Il deserto d'agosto è un ricordo. Le tante saracinesche abbassate in Città Murata sono una cartolina ingiallita.
Quest'anno, lo confermano gli stessi commercianti, molti resteranno aperti. Turistici per necessità più che per virtù. Lo ammettono le categorie. Il calo di consumi imposto dalla crisi e dalla stretta del governo Monti si è fatto sentire dalle nostre parti più che altrove.
Se il mercato interno segna il passo, non resta che sperare negli stranieri. Che per fortuna non mancano. Lo dicono le statistiche, che registrano un aumento costante di turisti sul Lario provenienti dai paesi in crescita come la Cina e la Russia. Ma la conferma, più empirica, arriva da una banale passeggiata nella "vasca" del centro storico, dove si può udire un'autentica babele di lingue.
Non è una novità. Succedeva anche nelle precedenti estati. Segnate però da feroci polemiche sulle chiusure dei negozi nei giorni festivi e in agosto. D'incanto tutto è cessato. E se molti commercianti sono disposti ad alzare la saracinesca anche a Ferragosto, significa che ci troviamo di fronte a un'autentica rivoluzione copernicana.
Turistici per necessità, per crisi ma è meglio che niente. I mali a volte non vengono per nuocere. Adesso però c'è da augurarsi che tutti facciano la loro parte. Le istituzioni prima di tutto. Che devono sostenere la crescita dell'economia turistica con iniziative ad hoc. È indispensabile avviare una riflessione sulla tipologia del turismo che arriva a Como. Occorre studiare strategie per trattenere il più possibile questi visitatori che creano un Pil in crescita per il nostro territorio e ci aiutano a tamponare il declino del comparto produttivo.
La città deve sfruttare al massimo la sua più grande risorsa turistica che è il lago. Qualche giorno fa, in un albergo della città con presunta vista lago si è potuto udire il seguente dialogo tra un comasco e un visitatore straniero. «Sono quattro anni che vengo qui - spiegava quest'ultimo - e non sono mai riuscito a vedere l'acqua. Solo palizzate».
La strada imboccata dall'amministrazione comunale che intende deviare dallo sciagurato progetto delle paratie è giusta. Ma è solo l'inizio.
Quanto gioverebbe al turismo un primo bacino balneabile?
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