Siamo poveri per la crisi che sbatte come un vento impetuoso non solo contro i bilanci delle famiglie. Ma anche sulle casse pubbliche.
Lo ha quasi gridato, nell'intervista a «La Provincia» di domenica scorsa, il sindaco Mario Lucini. Gli impegni legati a bonifica della Ticosa e cantiere delle paratie (due eredità avvelenate) sono macigni che rischiano di portare a fondo i conti di palazzo Cernezzi. Servono quattrini, dané svanziche in qualunque modo vogliate chiamarli.
Ma a Como siamo anche belli. E la vera notizia è che finalmente ce ne siamo accorgendo. Forse finora ci siamo visti in uno specchio polveroso. Ora per magia, complice anche la crisi che fa imparare in fretta l'arte di arrangiarsi, scorgiamo riflessa una città e un panorama che attira i turisti come una calamita.
La rivoluzione copernicana sta in una terza notizia. Fino a ieri abbiamo sempre pontificato che Como in materia di turismo ha da prendere esempio da tutti. Ebbene, Parma, facile da elevare a modello per la sua capacità di sfruttare ogni risorsa, culatello compreso, per farsi bella, terrà chiusi i musei a Ferragosto.
Como, dove il missoltino continua a essere proposto con un certo pudore, sarà invece città aperta domani, al netto, finalmente delle polemiche del passato sul deserto nel centro storico.
Aperti i musei, aperta la pinacoteca, aperti gran parte dei negozi. Solo il lago resterà chiuso. E questo davvero rischia di diventare un'emergenza, alla luce delle parole di Lucini. Perché rimanere senza lago ancora a lungo ci potrebbe trasformare in risacca l'onda lunga del turismo.
Allora forse, in attesa che la Regione si convinca che uno sviluppo turistico positivo per Como farebbe bene anche all'Expo e si decida a mettere mano al portafoglio per sbloccare il cantiere, si potrebbe pensare al turismo come risorsa economica per tamponare l'emergenza delle casse comunali.
Quanto gettito portano ogni anno i turisti? Non poco stando ai dati sulle presenze. Sarebbe possibile incanalarne una parte verso le casse di palazzo Cernezzi, anche in via transitoria? Certo, è la facile risposta. Basterebbe introdurre l'apposita tassa, prevista dall'ordinamento comunale. Se n'è parlato a lungo a Como, anche in sede di discussione per il bilancio comunale.
Per farla digerire ad albergatori e commercianti potrebbe essere rivestita come tassa di scopo, per recuperare risorse finalizzate e sbloccare e concludere i lavori sul lungolago. Oppure si potrebbero studiare e allestire altre iniziative pubbliche in favore dei turisti per recuperare risorse. Del resto, vista l'impossibilità di tartassare ancora di più i cittadini (eventualità che il sindaco Lucini e l'assessore alle Finanze, Giulia Pusterla, tengono come estrema ma proprio estrema ratio), l'unica è andare a cercare i soldi dove ci sono.
E a Como sono nelle tasche dei numerosi ospiti stranieri che affollano la città.
L'obiettivo è quello di diventare ancora più belli (con una nuova passeggiata e il lago in bellavista) e meno poveri. La città aperta è un'occasione per tutti. Peccato non sfruttarla.
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