Tra i ricercati figura anche il ticinese Cesare Selvini, che avrebbe evaso 600mila sterline (765.294 euro). La circostanza si presta ad alcune brevi considerazioni in nome e per conto dei molti che le tasse sono costretti a pagarle tutte, e dei pochi che si rifiutano di evaderle per senso del dovere. Innanzitutto, non sappiamo se il nome e il reato contestato a Selvini, contrabbando di platino, tradiscano origini lariane. Ma di sicuro, se avesse evase le tasse in Italia non sarebbe ricercato. Vista la somma in ballo, poi, al massimo potrebbe ambire alla «top venti» di Carimate o Campione d'Italia.
Continuando con gli impietosi confronti da segnalare al «governo in guerra con gli evasori», andrebbe citato il caso della coppia di Chiavenna, con interessi e immobili in provincia di Como e di Lecco, accusata dalla Guardia di finanza di aver nascosto redditi per dodici milioni di euro. Anche questa è una notizia fresca, ma la Finanza l'ha diffusa senza uno straccio di nome o elemento di qualsiasi natura in grado di rendere individuabili gli evasori. Così, caro Monti, non serve a nulla. La pubblicità non va fatta alla Finanza, ma agli evasori.
Dunque, Monti annuncia l'adozione di misure drastiche, ma forse basterebbe un po' di buonsenso. Intanto, cominci a ripristinare la legge sull'anagrafe tributaria degli amministratori pubblici. Negli anni '70 non c'era consigliere comunale che non fosse costretto a rendere noto il suo modello Irpef. Ora, a furia di modifiche introdotte dalla casta, c'è gente che ha l'impudenza di dichiarare 300 euro al mese e fare contemporaneamente l'assessore, magari ai tributi. Tanto, nessuno lo viene a sapere.
Anche le dichiarazioni dei redditi dei cittadini comuni, in teoria sono pubbliche. C'è una legge che lo prevede espressamente, ma altre due ne hanno annichilito gli effetti rendendola pressoché inservibile.
Ecco, caro Monti, cominci a decretare la fine della "privacy degli evasori", come fanno i suoi colleghi inglesi. Che ai diritti delle persone sono attenti dai tempi della Magna Carta, ma ai ladri delle tasse non garantiscono alcuna riservatezza. E poi riporti allo spirito originario la cosiddetta legge sulla trasparenza degli atti amministrativi: ridotta com'è ora, sempre grazie ai colpi di mano dei disonesti eletti in Parlamento, invece della glasnost serve a garantire il suo contrario, non solo in campo fiscale.
Non c'è soltanto il problema della pubblicità del sistema tributario, ovviamente. L'evasione fiscale va punita con la reclusione, nei casi più gravi con il carcere vero: non c'è alcuna ragione di buonsenso per cui al Bassone finisce chi ruba le pentole usate nelle discariche e non chi ruba l'equivalente del Duomo di Milano. D'altronde, l'arresto è previsto in tutti i paesi avanzati.
Gli economisti dicono che la Grecia è finita com'è finita perché la frode al fisco è lo sport nazionale. I tanti contribuenti onesti italiani non meritano questa fine. Quindi, caro premier, questa guerra la faccia davvero.
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