Tra un'elezione e l'altra di famiglia si occupano solo le associazioni di categoria e quelle dei consumatori. Ma non è una fortuna. Infatti ogni volta che trattano l'argomento sono dolori. Lo fanno per lanciare allarmi e sciorinare cifre da incubo. Non è però colpa delle associazioni se il tasso di interesse sui mutui per pagare la casa è aumentato del 103%, come segnala Confartigianato.
E neppure hanno responsabilità Adusbef e Confconsumatori se tra Imu, aumenti di tariffe, treni, carburanti, alimentari e libri scolastici, le famiglie italiane si troveranno quest'anno a fare i conti con una stangata da 2.300 euro in più rispetto al 2011. Un esborso, scrivono gli esperti, pari a «quasi la metà di quanto una famiglia media spende per la spesa alimentare in un anno».
Rincari «insostenibili che determineranno pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie e sull'intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi», denunciano le associazioni.
Sì perché, se il tenore di vita crolla, le ricadute sugli acquisti sono immediati e inevitabili. Si rinuncia al superfluo e spesso, purtroppo, anche al necessario.
La questione però va oltre le pur importanti ricadute sui consumi e sull'economia.
Questa vera e propria emergenza sociale determinata dalla crisi, infatti, incide profondamente sull'istituzione famiglia cioè sulla base della società. Perché oltre ai nuclei che cercano di tirare avanti come possono e non riescono a costruire un futuro per i propri figli, ci sono famiglie che non si formano dato che non esistono le condizioni basilari. Tra queste, è evidente, anche la possibilità di contrarre un mutuo per l'acquisto della casa in cui vivere a causa dei tassi elevati applicati dalle banche ben oltre quello che è l'interesse reale legato al costo del denaro.
È l'intera società che va incontro a un allarmante declino, nel totale disinteresse dei politici la cui attenzione è ben desta di fronte al rischio di una riduzione dei rimborsi elettorali ma non nei confronti delle famiglie a rischio estinzione.
Il Pd, come detto, sembra guardare per lo più a quelle omosessuali, il PdL che vanta un'esperienza nel campo per così dire letteraria ha ben altre gatte da pelare. Perfino l'Udc di Casini che dovrebbe essere la forza politica più sensibile al problema sembra essersi persa fra le trame quirinalizie del suo leader. Anche Vendola, Grillo e Di Pietro sono in altre faccende affaccendati. Non che la trasparenza nelle azioni del capo dello Stato sia poco importante, ma forse di questi tempi le priorità potrebbero essere anche altre.
Il problema è che è facile strepitare e indignarsi, un po' meno trovare soluzioni che tutelino l'istituzione famiglia e le consentano di uscire dal tunnel infinito della crisi.
Il governo ha il limite, in parte obbligato, di guardare ai numeri. Dietro i quali però, non va dimenticato, ci sono le persone. E il ruolo dei partiti dovrebbe essere anche quello di incalzare l'esecutivo.
Alle famiglie non restano che le promesse elettorali. Con le quali però, si diceva in una lontana campagna per il voto, non si condisce la pastasciutta.
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