I 900 mila euro li abbiamo sborsati da allora per garantire la sicurezza alla villa di Mozzo, in provincia di Bergamo, in cui dimora l'ex ministro consegnato alla storia patria per aver definito «una porcata» la riforma elettorale da lui stesso ideata. Da quando a Calderoli è venuta la geniale ispirazione di presentarsi in tv brandendo la maglietta e diventare così inviso agli estremisti islamici, notoriamente (guarda un po' ) forniti di scarso senese of humour in materia religiosa, sono stati inviati otto uomini della forze dell'ordine a presidiare la magione anche nei periodi di assenza dello statista padano.
Un conto finale di 900 mila euro appunto, oltre all'esposizione degli agenti al rischio di un attentato, di perdere la vita a causa una boiata.
Lo stop alla scorta per casa Calderoli è stato deciso sull'onda delle polemiche seguiti al caso Fini, l'unico politico che ormai fa notizia solo quando va in vacanza. E si deve portare appresso gli uomini addetti alla sua personale sicurezza (anche si fa fatica immaginare chi possa aver messo nel mirino il sempre più ectoplasmatico presidente della Camera).
La vicenda di Fini ha portato a una piccola revisione delle scorte di cui ha fatto le spese (si fa per dire visto che abbiamo sempre pagato noi) anche la villa di Calderoli.
Perché anche i leghisti più irriducibili (specie coloro che, spronati da Maroni, hanno messo mano alle ramazze) faranno fatica, in cuor loro, a ritenere congruo un simile esborso. Del resto, se anziché Calderoli ci fosse stato di mezzo l'esponente di un altro partito, magari un parlamentare del sud, messo sotto scorta per aver commesso una simile scempiaggine, sai gli strali padani (peraltro giustificabili) per lo spreco dei nostri quattrini.
In un paese normale, dopo la sortita della maglietta, il politico bergamasco sarebbe scomparso dalla vita pubblica. Invece l'erede di una delle più note generazioni di dentisti orobici è riuscito a fare ancora una volta il ministro nell'ultimo governo Berlusconi fino all'annuncio di Napolitano per cui la ricreazione era finita.
E noi qui a pagare la scorta alla sua villa. Almeno fino a ieri. Ora c'è da augurarsi che il caso Calderoli, ancora più scandaloso di quello delle vacanze poco intelligenti di Fini, sproni il governo a rivedere i criteri per la protezione degli esponenti istituzionali. Le scorte siano assegnate a chi rischia davvero per le sue idee e per le sue azioni in nome della collettività, non per le smargiassate finalizzate solo ad attirare su di sé l'attenzione dell'opinione pubblica e magari portare a casa qualche voto in più.
Francesco Angelini
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