Poco alla volta però si capiva che stava conquistando terreno. Che conquistava fiducia e autorevolezza anche presso chi in chiesa da tempo non metteva più piede. Anzi erano proprio loro, i coriacei laici milanesi, a cedere al suo fascino, a riempire il Duomo per la sua scuola della Parola.
Con Martini Milano ha silenziosamente rimescolato le sue carte. Testate e giornalisti caparbiamente anticlericali, hanno rivisto le loro certezze. E di riflesso i cattolici hanno vissuto una inattesa rilegittimazione: tutti hanno cominciato a capire quanto fosse prezioso il tessuto delle parrocchie, degli oratori, delle scuole, delle strutture di carità, anche in una metropoli secolarizzata e proiettata verso il nuovo millennio. Il suo stile, quello che ha conquistato tanti milanesi, è condensato in quell'ultimo bellissimo discorso alla città, fatto l'8 giugno 2002.
Martini, citando come sempre il grande Ambrogio, disse che «da sempre, nelle epoche di angoscia, le sicurezze non risiedono in manifestazioni di potenza, che innescano catene di reazioni e di invidie; ma sono insite nei gesti di misericordia: "la misericordia non è mai delusa, ma riceve sostegno"».
Lasciata quella «casa» da cui amava ogni sera alzare lo sguardo verso la Madonnina («La Madonnina sulla guglia più alta, che ho guardato spesso in questi anni dalla terrazza della mia abitazione, affidando con speranza a lei me e ciascuno di voi»), la sua ha continuato ad essere una presenza paterna, discreta ma vigile. È stata questa una seconda lunga stagione di Martini, una stagione riservata, tutta dedicata alla Terra Santa, sinché ha potuto, e poi alla preghiera. Incontrava tante persone, con assoluta semplicità. Rispondeva una volta al mese alle lettere sul più importante giornale milanese, sempre con larghezza di cuore e di sguardo.
Se il primo Martini era caratterizzato dall'autorevolezza, a volte anche dalla severità delle parole, questo Martini invece è stato segnato da una dolcezza che forse non avevamo messo in conto. Come testimonia la battuta che chiude una delle sue ultime interviste, rilasciata al mensile 30Giorni. Una battuta che rivela una tenerezza inattesa: «Io ringrazio sempre Dio per come ha accompagnato la mia vita, per tante persone che ha messo al mio fianco lungo il cammino. Dico sempre che Lui mi ha anche viziato. E davvero sono contento davanti a Lui».
Giuseppe Frangi
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