La vicenda riguarda l'elenco dei 4.613 titolari di un pass per l'accesso in auto al centro storico cittadino (tra i quali, per trasparenza, si sappia che c'è anche il sottoscritto). Quando, erano gli inizi di agosto, il nostro giornale chiese formalmente a Palazzo Cernezzi di poter avere la lista dei nominativi, l'ufficio legale del Comune disse no. Motivando la deroga alle norme a salvaguardia della trasparenza amministrativa con l'antico ritornello: c'è la privacy.
La risposta del Garante, a cui come quotidiano abbiamo posto un quesito preciso proprio su questo tema, non lascia spazio a interpretazioni: la privacy non può essere invocata per negare in via di principio l'accesso ai documenti amministrativi. «Spetta all'amministrazione - precisa il Garante - verificare se l'istanza della testata giornalistica, sulla base dell'interesse e dei motivi rappresentati, sia accoglibile o meno». Ma non ci si appelli alla riservatezza dei dati.
A questo punto i casi sono due: o il Comune, preso atto della risposta del Garante - e dunque a fronte di quella verifica legale sul tema che gli amministratori avevano auspicato, senza però trovarla, fin dal primo giorno - consegna oggi stesso l'elenco dei titolari dei pass oppure dovrà motivare i perché di un secondo «no». Un'opzione, quest'ultima, francamente difficile da perseguire e soprattutto da giustificare alla luce delle motivazioni, tutte incentrate su una presunta violazione delle norme sulla Privacy - con tanto di richiamo agli articoli e ai commi del Codice sulla tutela dei dati personali - addotte un mese fa per negare quell'elenco e oggi frantumate dalla missiva del Garante.
A dirla tutta da un'amministrazione che ha fortemente voluto un assessore alla trasparenza ci aspettiamo, anche come conferma del fatto che quell'assessorato è stato voluto non certo per regalare ai comaschi uno specchietto per le allodole, un passo indietro sul «no» di un mese fa. Dopotutto, come recita un antico adagio, sbagliare è umano, ma perseverare...
La risposta dell'ufficio del Garante sul caso dei pass per la Ztl va però oltre al fatto in sé. E ricorda molto chiaramente che non solo il diritto di cronaca è prevalente rispetto alla privacy, quando il fatto narrato è d'interesse pubblico e viene raccontato con correttezza e continenza. Ma, soprattutto, che le regole sulla privacy «non hanno inciso in modo restrittivo sulla normativa posta a salvaguardia della trasparenza amministrativa, specie laddove l'attività amministrativa riguardi il corretto utilizzo di beni e risorse da parte dei soggetti pubblici».
Di certo questa chiara presa di posizione da parte del Garante non svuoterà il porcellino salvadanaio dei cronisti, saturo dei troppi «no, c'è la privacy» ricevuti in risposta a richieste lecite. Forse, però, tornerà utile al Comune di Como per levare il suo, di centesimo.
Paolo Moretti
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