Ma la prof di arte ci sarà ancora?». «E quella di matematica è confermata oppure no?». Il totoprof è uno dei giochi che più appassiona, e soprattutto preoccupa, i genitori a otto giorni dall'inizio del nuovo anno scolastico. E poi ci sono mamme e papà che, nell'imminenza della prima campanella, non sanno nemmeno quale classe frequenterà il loro figliolo, perché è uno di quelli impegnati negli esami di recupero.
Possibile che si debba arrivare sempre all'ultimo momento? Che ogni anno scolastico l'avvio sia caratterizzato da una grande improvvisazione? E si parla di sostanza, di perdere giorni o settimane prima che le classi possano lavorare a pieno regime. Qualcuno osserva pure che, mentre il ministro Francesco Profumo è tutto proteso verso l'informatizzazione del sistema (tracce digitali alla maturità, una caselle di posta certificata per ogni prof, ecc), la macchina burocratica, invece di andare più veloce, di correre sul filo della Rete telematica, è diventata più lenta che mai. Anzi, sembra addirittura aver innestato la marcia indietro.
Ci sono le cause di forza maggiore, d'accordo, gli episodi sfortunati. Ma persino la sentenza del Consiglio di Stato, quella che il 28 agosto ha bloccato l'assunzione dei presidi vincitori di concorso, più che un imprevisto, appare la conferma che il sistema di reclutamento di tutto il personale della scuola non funziona più. E va cambiato.
Quest'anno si sono registrati altri due ritardi "eccezionali". Innanzi tutto quello relativo alla mobilità, ovvero alla ricollocazione del personale di ruolo perdente posto, che ha raggiunto numeri senza precedenti a causa dell'andata a regime della riduzione oraria prevista dalla riforma Gelmini. Appunto, una riforma approvata tre anni fa, quindi dagli effetti più che prevedibili. A cascata sono slittate le nomine dei supplenti annuali, che in provincia di Como verranno effettuate domani e dopo da due presidi, delegati da tutti gli altri colleghi.
Negli anni scorsi queste operazioni, di solito, si concludevano il 31 agosto. Certo, era un po' meglio, ma solo un po'. Proviamo a porre alla scuola italiana un obiettivo ben più ambizioso: concludere tutte le operazioni (nomine ma anche verifiche dei corsi di recupero) entro il 31 luglio. Pura utopia? Organizzandosi un po', all'Istituto Pessina di Como gli esamini li hanno appunto conclusi entro quella data e gli alunni hanno potuto sapere per tempo quale classe avrebbero frequentato dal 12 settembre, e di conseguenza procurarsi i libri o eventualmente anche scegliere di cambiare corso, in caso di bocciatura. La maggior parte dei loro colleghi delle altre scuole superiori cittadine, invece, conosceranno il proprio destino soltanto alla fine di questa settimana. E parliamo di oltre 3.000 studenti colpiti dai debiti formativi, non di quattro gatti.
Numeri ben più alti quelli che girano attorno all'incertezza delle nomine dei supplenti annuali: oltre ai diretti interessati (più di mille in graduatoria, circa 300 quelli che avranno un posto), pagano le conseguenza anche i 67mila alunni che frequentano le scuole statali in provincia di Como.
Che cosa impedisce di raggiungere l'obiettivo del 31 luglio? Potremmo riempire pagine con questioni tecnico-burocratiche - o meglio lo potrebbero fare sindacalisti e funzionari degli ex provveditorati, che per gestire le nomine del personale hanno addirittura dovuto imparare una lingua che gli altri comuni mortali non conoscono - ma forse è meglio concentrarsi su due fattori culturali. Primo: passare all'assunzione diretta del personale da parte delle scuole, ma questo vuol dire scardinare un sistema, e incrostazioni, secolari. Secondo: limare le ferie, che peraltro il contratto nazionale del comparto scuola stabilisce in 32 giorni all'anno, non in tre mesi.
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