Come è accaduto nei giorni scorsi, quando all'improvviso è esplosa l'idea di fare di Cantù una grande "città del gusto". L'avvocato Giovanni Ciceri, patron della ormai più che consolidata rassegna erbese RistorExpo e presidente di Lariofiere, si è parecchio arrabbiato perché, secondo lui, per "questi di Cantù" è come se la grande manifestazione erbese non ci sia mai stata. Non credo che questi della "Cantù vetrina del gusto" ignorino brutalmente i valori e il successo di RistorExpo. Penso che invece abbiano ben presente che da decenni la manifestazione, ogni anni puntuale verso metà inverno a Lariofiere, è il punto di riferimento e addirittura la scuola più importante per il mondo della ristorazione. Il suo successo è dato, non solo dall'impatto che ha, pure grazie ai convegni, alle tavole rotonde, alle presentazioni di nuovi prodotti, su un mondo in continua evoluzione come quello della ristorazione, ma anche dall'altissimo numero di visitatori che ogni anno affollano le ampie strutture del quartiere fieristico permanente di Erba. Ecco perché penso sia fuori luogo il timore di Ciceri. Assiso in cima al robusto piedestallo assieme al suo RistorExpo, egli non dovrebbe temere che un'altra rassegna come questa che vanno progettando a Cantù, possa nuocere, o anche solo dare fastidio a "Erba". E' logico pensare che a Cantù, infatti, si pensi a qualche cosa di diverso.
"Cantù" penserebbe più alle tradizioni locali, alle ricette brianzole e lariane, ponendo la corona regale in testa alla mitica "cazzöla" e altre note pietanze lombarde. Puntare sui prodotti tipici lariani sarebbe, tanto per cominciare, una scelta che fa proprio la differenza con "Erba" perché a RistorExpo non hanno mai tenuto molto in considerazione i prodotti lariani. Il suo respiro infatti è sempre stato molto nazionale e addirittura internazionale.
Alla fine della fiera l'importante è che quando si parla di cibi e di libagioni lo spazio sia ampio. Basta guardare ai successi della importante "Biofera" di Canzo o delle numerose fiere popolari e paesane. A mezzogiorno di Ferragosto i più che meritevoli alpini di Erba hanno radunato oltre 450 persone in piazza mercato per degustare le loro rustiche e gustose pietanze. Certo un conto sono queste belle e semplici imprese popolari, un conto organizzare un "qualche cosa" che lasci il segno. L'importante però è che non sorga una guerra (ci mancherebbe solo quella) tra Cantù e Erba, città che, pur sempre ignorandosi un po', si rispettano e si stimano a vicenda.
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