Il regista ha sempre ripetuto che non era un film su questo "caso", ma queste sue dichiarazioni sembravano continuamente smentite dal coinvolgimento indiretto del padre e dalla controversa questione del finanziamento della Regione Friuli Venezia Gliulia. Ho avuto la possibilità di vedere il film, in contemporanea con la sua presentazione a Venezia. E l'ho guardato, per così dire, con una duplice attenzione. Quella dello spettatore curioso e quella di chi, da anni, si occupa delle tematiche, esistenziali, etiche, giuridiche, che riguardano le persone in stato vegetativo e le loro famiglie.
Un film è sempre e soltanto un film: non è un trattato scientifico e non è una riflessione etica o giuridica. E il suo valore, la sua importanza, a mio avviso, sono legati alla sua capacità di favorire, attraverso una narrazione, un coinvolgimento sensoriale capace di far pensare. E questo, che è un film che si svolge avendo sullo sfondo gli ultimi giorni di vita di Eluana, con tutte le tensioni etiche, giuridiche e politiche che hanno coinvolto l'intero Paese, e che molti di noi ricordano, e non potranno mai dimenticare, riesce, nel complesso, a far pensare.
Se dovessi sintetizzare in una battuta il tema del film, semplificandolo e riducendolo, e perciò trascurando vari filoni interpretativi, direi che è il tentativo di esporre il drammatico dilemma che si pone tra chi pensa che ci sia più amore nell'accudire e custodire la vita altrui, malgrado la malattia o la disperazione, e chi pensa che sia un atto d'amore porre fine alla vita di chi soffre. Indubbiamente è anche il dilemma di fronte al caso Eluana, ma che qui è come dilatato attraverso storie parallele.
Da una parte ci sono la vicenda di Rosa (la "bella addormentata"), che la madre accudisce in una dedizione totale, e di un medico che salva dal suicidio una ragazza tossicodipendente, che sembra non aver più nessun motivo per continuare a vivere; dall'altra ci sono la figura del parlamentare, che accelera la morte della moglie e che si rifiuta di aderire alla scelta politica di salvare la vita di Eluana, e del fratello di Rosa che, in una sorda e drammatica disperazione, vorrebbe che la sorella morisse per riottenere per sé l'amore della madre.
Storie parallele, che attraverso la relazione, centrale, tra genitori e figli, sono percorse da dilemmi amplificati dalle ultime drammatiche ore di Eluana, che restano sullo sfondo come occasione per rendere più aspro e radicale questo rapporto. Non è comunque un film "neutrale": chiara ed esplicita è l'accusa di cinismo rivolta alla politica e forzata è la descrizione di un cattolicesimo più militante che pensante. Ma un film è, e deve restare un film, cioè un'opera, che come la tragedia greca, è in grado di commuovere e di muovere il pensiero e i sentimenti. Visto così, penso che sia molto interessante. Sarebbe grave, però, se servisse soltanto ad alimentare polemiche e rinfocolare dibattiti e non fosse un'occasione per smuovere comunque la coscienza di fronte alla serietà dei temi della vita, della morte, della sofferenza e del dolore. Non si può negare l'esistenza di un dilemma che pervade, carsicamente, le coscienze di tutti, su quale sia la cosa più giusta da fare di fronte alle situazioni più difficili dell'esistenza. A questo dilemma si deve e si può rispondere trovando le ragioni per riscoprire il valore dell'esistenza umana al di là di tutte le prove a cui è sottoposta.
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