È vero però, che, se si ha avuto la sfortuna di assistere a un episodio di crudeltà su un bus, viene voglia di commentare l'iniziativa dell'amministratrice delegata dell'Asf con un bel: «Ma ci vadano i bulli dallo psicologo!». A noi è capitato, sul bus un anziano zoppicante scende a fatica dal predellino, dietro di lui un ragazzino, sdraiato sul sedile con i piedi sullo schienale davanti, gli urla: «Vecchio di m... sbrigati!», i compagni lo supportano e una ragazza fa lo stesso, aggiungendo altre parole non esattamente gentili. L'autista a quel punto lascia il posto di guida, raggiunge l'anziano e lo invita a fare con calma; intanto sgrida i ragazzi. E loro? Replicano con gli insulti e poi, scocciati (loro) scendono dando calci ai sedili. La ragazza resta seduta e, solo allora, una compagna la riprende. Lei sbuffa e sta zitta.
Quanto c'è da capire in questa situazione? Moltissimo, come dice Emanuele Molteni, c'è da imparare a capire le persone. Ma senza un aiuto non si può. Sul bus sale la sofferenza dell'anziano (ma a volte ci sono anche gli anziani arroganti e allora il problema si rovescia), l'aggressività dei ragazzi (bullismo vuol dire tutto e niente), la durezza di una ragazza dalla quale le convenzioni sociali vogliono che ci si aspetti dolcezza, la codardia della compagna. Sul bus, come già cantava De Sfroos, ci sale la società nella sua complessità, ma è "Sempru la solita tiritera... Töcc in sö la curiera".
Sempre la solita tiritera, ogni giorno il ragazzo o il gruppo incontrollabili, l'adulto nervoso, quello triste, il furbo, il violento. Ma il bullo fa effetto e sembra che da lui ci si debba difendere di più, perché non si sa come. Se lo sgridi il giorno dopo ti può piovere addosso una denuncia del genitore, se porti pazienza ti saltano i nervi: «l'autista che na po piö, e la düneta c'ha sbaglià'l biglièt, e la turista la capiss nagott e i tusanett che fann tropp casòtt» saccheggiando ancora De Sfroos. Il guaio arriva sempre dalla non-conoscenza, spesso delle emozioni proprie e altrui. Poche ore di corso psicologico non risolveranno granchè, ma avvicineranno probabilmente di più alle emozioni di tutti e aiuteranno a riconoscerle ed elaborarle.
Quanti adulti sono bulli più dei ragazzi? Un bel po', quanti aggrediscono senza essere aggrediti? Le emozioni terrorizzano, perché tutto attorno a noi dice che se sei emotivo sei un fallito, che lo scontro che sia confronto non va bene, che è sempre meglio fare gli arroganti con chi è più debole, che sia l'anziano o l'autista che - poveretto «l'è stracc mort» più per i passeggeri che per la guida - è costretto a portar pazienza «set un autista pensa a guidà». Ora, perdoni De Sfroos, «set un autista pensa anca a pensà».
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