Non tanto o non solo perché finalmente libera una stanza che verrà usata per ospitare la nonna, ma perché, a parte qualche eccezione, un bamboccione fa simpatia per un titolo sul giornale, ma un'immensa tristezza a chi lo vede ciondolare per casa costretto a chiedere la paghetta anche se in età da matrimonio.
Fa piacere dunque sapere che Confindustria Como ha deciso di puntare proprio sui giovani tentando di trovare soluzioni innovative per favorire il loro ingresso nel mondo del lavoro. Semplificando, la proposta è quella di mettere a punto modelli contrattuali di secondo livello dove la richiesta di maggiore flessibilità venga soddisfatta con l'assunzione di giovani e non con l'incremento delle ore di lavoro per chi il posto fisso ce l'ha già. Un patto generazionale vero e proprio non riservato a padri e figli, modello consolidato anche se oggi praticato sempre meno, ma generale.
Fare una proposta di questo genere in un momento di stagnazione dell'economia come quello che stiamo vivendo rende l'operazione ancora più interessante. O azzardata. Dipende dai punti di vista.
Oggi infatti uno dei principali crucci dei genitori è il futuro lavorativo dei figli, anche di quelli con solide carriere scolastiche alle spalle costellate di master all'estero e stage (il più delle volte non pagati) in aziende o in uffici professionali blasonati.
Detto questo, la praticabilità delle buone idee non è scontata. E questa, che una buona idea lo è, non fa eccezione. Il fallimento dell'innovativo accordo Sisme per salvare i posti di lavoro con un investimento pagato praticamente dai dipendenti è troppo recente per essere dimenticato. Le obiezioni sono tante, tutte superabili, se si vuole. Un posto di lavoro per due, presuppone che lo stipendio non venga raddoppiato ma diviso. In questa partita doppia, la rinuncia principale toccherebbe al lavoratore anziano. Quanti sarebbero disponibili a questo sacrificio per favorire i colleghi più giovani? Basteranno le eventuali risorse messe in campo dalle aziende per compensare le perdite?. E con questi chiari di luna quanti imprenditori sarebbero davvero interessati a spendersi per applicare in azienda questo modello di solidarietà inter generazionale? Tutte domande legittime, come altrettanto legittimo è credere che se Francesco Verga, imprenditore e uomo di saldi principi, ha parlato pubblicamente del progetto cui l'associazione che presiede sta lavorando invitando i sindacati a discuterne, lo ha fatto a ragion veduta. Non è certo uomo facile alle boutade o alle provocazioni,. Quello di pensare ai giovani l'obiettivo indicato fin dall'inizio del suo mandato che sta perseguendo tenacemente. E allora si capiscono anche le sue critiche alla riforma del lavoro del ministro Fornero che ha complicato l'ingresso dei giovani in azienda, oltre a rendere difficoltosa l'uscita di chi è a fine carriera. Sperimentare modelli nuovi anche se azzardati a livello territoriale forse è davvero una delle poche strade percorribili per dare una scossa ad un sistema oggi completamente ingessato senza aspettare un miracolo da Roma che non arriverà mai.
Elvira Conca
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