Tutto bene? Non proprio. La svolta nella gestione della Bce avviene al termine di un duro conflitto e pone le premesse per prospettive incerte nell'intera eurozona.
In definitiva, per ragioni eminentemente politiche Draghi ha deciso di usare le risorse della Bce per aiutare i Paesi in difficoltà. Lo spread è calato perché gli investitori oggi sanno che i Bot italiani sono protetti dalle risorse di Germania, Olanda, Svezia e via dicendo. Naturalmente il governatore centrale ha rassicurato questi ultimi e ha detto loro che gli aiuti avranno in contropartita garanzie ben precise. Senza riforme, nessun sostegno.
Qui iniziano i problemi, perché la discesa in campo della Bce può funzionare (almeno nel breve termine) solo se è incondizionata. Cosa succederà invece se i governanti dei Paesi dell'Europa meridionale non riusciranno a tagliare davvero le spese e ridurre il peso dello Stato? Da un lato è difficile che la Bce possa tirarsi indietro, ma al tempo stesso non si comprende come, dopo avere già inviato in Grecia la troika (Unione europea, Bce e Fondo monetario internazionale), si possa procedere a "commissariare" altri Paesi.
Per giunta, se è ragionevole che gli investitori oggi comprino più a cuor leggero i Bond italiani o spagnoli poiché rassicurati dalla Bce, è egualmente vero che nel medio-lungo termine simili scelte aggravano la situazione. I titoli italiani sono associati ad alti interessi perché abbiamo seri problemi da superare: se invece che prenderli di petto ci si avvale del denaro dei partner europei è chiaro che gli inventivi a mettere ordine in casa propria vengono meno.
Mentre da un lato si gioiva per la decisione di Draghi, l'Ocse ha offerto un quadro molto cupo sulle prospettive del Vecchio Continente. Sebbene Mario Monti abbia detto di aver già visto la luce in fondo al tunnel, l'Ocse ha abbassato ulteriormente le stime sul Pil italiano, che nel 2012 dovrebbe calare del 2,4%.
Un dato è chiaro: la Bce sta deresponsabilizzando Paesi che invece dovrebbero compiere scelte coraggiose. Il meccanismo redistributivo annunciato non soltanto danneggia il Nord Europa, ma pure delinea una redistribuzione assistenziale che, se dovesse consolidarsi, trasformerebbe l'intera Europa dei Paesi ad alto spread in un immenso Sud: con la Bce nelle vesti di una nuova Cassa del Mezzogiorno.
La situazione resta comunque assai incerta. Molto potrebbe pesare ad esempio la decisione della Corte costituzionale tedesca, nel caso in cui - oggi appare però improbabile - reputi incostituzionali alcuni strumenti adottati in questi mesi dalle istituzioni europee. Ma soprattutto tanto dipenderà dal progredire della crisi, che anche a seguito delle scelte della Bce potrà riguardare sempre più da vicino i tedeschi e il resto d'Europa, con conseguenze rilevanti sull'opinione pubblica e sui comportamenti politici conseguenti.
Carlo Lottieri
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